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Ti è mai capitato di autosabotarti?
Ovvero di rimandare decisioni e azioni importanti, sprecare il tempo, farti bloccare dalla paura di non farcela (o di farcela!), evitare situazioni particolarmente fastidiose ma necessarie?

O forse a volte sei un perfezionista, uno per cui il lavoro non è mai perfetto abbastanza, le informazioni non sono mai sufficienti, la donna (o l’uomo) che incontri non incarna mai tutte le caratteristiche necessarie…Mi spiace dirtelo, ma anche questi possono essere autosabotaggi.
Allora, ti è capitato?
Se la risposta è no, smetti di leggere, scrivimi e dimmi qual è il tuo segreto 😉
Altrimenti benvenuto tra gli umani, puoi proseguire nella lettura.

per trarre la massima efficacia da questo articolo, ti chiedo di pensare ad una di quelle cose che costituisce per te un auto-sabotaggio.
Fatto? Ora prendi un po’ di colla vinilica… (spero tu abbia visto almeno una volta Art Attack, altrimenti penserai che sono scema 😉
Bene, procediamo!

Il Territorio Conosciuto
Come ognuno di noi, anche tu sai svolgere con disinvoltura tutta una serie di attività che fanno parte della tua vita abituale. Non significa necessariamente che ti piacciano, semplicemente ti sono familiari.
Tutto ciò che desideri di diverso si trova al di fuori di questo tuo Territorio Conosciuto (che ovviamente non è un territorio geografico, ma un insieme di abitudini) : restare in quella zona ti fa sentire al sicuro, protetto, hai la situazione sotto controllo, mentre uscire da lì rappresenta qualcosa di scomodo, sfidante o potenzialmente pericoloso.

Due grandi forze
Il nostro cervello -che, ricordiamolo, è progettato per la nostra sopravvivenza e non per la nostra auto-realizzazione – vuole farci evitare il dolore in ogni modo. Quindi, se a quella fatidica azione/decisione hai associato emozioni negative come la paura di non farcela, la fatica, la rinuncia, l’incertezza dell’esito, il timore di venir giudicato o respinto, è chiaro che ti sarai organizzato la vita in modo da evitare quell’attività.

Ma al nostro cervello non basta schivare le possibili fonti di dolore; c’è un’altra grande forza che lo muove, ed è la ricerca del piacere.

A questo scopo ognuno di noi correda il proprio Territorio Conosciuto di una serie di attività in grado di garantirci una certa dose di piacere, conforto, sicurezza: le attività-bagno-caldo 😉 E ce n’è un’intera gamma: internet, social, reality tv, shopping compulsivo, bere e mangiare per motivi diversi dalla fame e la sete, il fumo, per non parlare della pornorgrafia, il gioco d’azzardo e le droghe vere e proprie.

Questi vari tipi di intrattenimento ci forniscono una gratificazione immediata: pertanto, come degli ignari topini da laboratoriodopamina-dipendenti, anziché impegnarci per ottenere un appagamento maggiore differito nel tempo, barattiamo il piacere con la soddisfazione e diventiamo dipendenti da quelle attività.
(mi riferisco ad un esperimento in cui ai poveri topini veniva somministrata la dopamina, l’ormone del piacere, ogni volta che fortuitamente facevano un gesto insulso come pigiare con la zampina su di una sbarretta. I topini hanno imparato ben presto a collegare la sensazione di piacere con quel gesto di per sé insignificante, e ne sono diventati talmente dipendenti da smettere di nutrirsi ed accoppiarsi per dedicarsi solo a quello.)

Quindi ecco come funziona il meccanismo:

  1. Ogni volta che ti avvicini al confine del tuo Territorio Conosciuto con l’intenzione di avventurarti al suo esterno (studiare per un esame difficile, andare in palestra, scrivere il primo capitolo di un libro, cercare alleanze per un progetto, candidarti alle elezioni, chiedere un aumento di stipendio, ecc), cominci a sentirti “scomodo”.
  2.  Per non sentire più quel disagio, eccoti rientrare e rifugiarti in un’attività-bagno caldo: controlli le mail, fai un saltino su facebook, leggi le ultime notizie di cronaca, guardi qualche video divertente o rilassante, fai uno spuntino, continui a perfezionare il lavoro, oppure esci a bere un caffè o a comprare qualcosa e così via (lo so lo so, quelle altre cose più brutte tu non le fai mai… 😉
  3.  Le ore passano. I giorni passano. L’insoddisfazione cresce e l’opinione che hai di te scivola verso il basso. A lungo andare rimanere all’interno del Territorio Conosciuto  ha un costo altissimo, ma se la paura del dolore è più forte del desiderio, l’evitamento è …inevitabile.

Ma c’è sempre un’altra possibilità. Infatti, tra il punto 1 e il punto 2  ti trovi in uno di quei momenti che io chiamo Il Momento Bivio!
Ad ogni M.B. tu hai il potere di ACCORGERTI di quello che sta succedendo e mettere in atto un comportamento diverso.

 

Le opzioni sono 2:

  1.  La solita strada- Lasci vincere la auto-sabotante forza di evitamento: cedi al disagio e rientri nel Territorio Conosciuto, dove andrai in cerca di una gratificazione immediata- ma questo comportamento alla lunga ti porterà all’insoddisfazione e al rimpianto di aver sprecato un sacco di tempo, forse addirittura una vita…
  2.  La strada nuova- Puoi attivare la Forza di Avanzamento*: ricordare a te stesso il senso di quell’azione da compiere e del tuo scopo futuro, accettare di attraversare il disagio e superarlo. (*così la definiscono P. Stutz e B. Michaels nel loro libro The tools:  una di quelle forze universali che agiscono spontaneamente  in natura, o  nei bambini,  ma che poi gli adulti possono attivare soltanto attraverso la scelta consapevole di farlo)

Ecco come.

Immagina quando in una torrida giornata estiva vuoi farti una bella nuotata: ti immergi fino alle cosce, l’acqua è splendida, trasparente ma…fredda!! Puoi tornare a riva raccontandoti mille scuse, andare al bar e tentare di consolarti con un calippo e una coca ghiacciata…

oppure…

pensare a quanto sarà magnifico tra un attimo essere totalmente immerso e nuotare in quelle acque cristalline, a come ti sentirai bene, tonificato, rinvigorito, e anche, perché no, fiero di te! E queste immagini, queste sensazioni future sono molto più attraenti, per te, del te stesso che ricade mollemente sulla sdraio, sudato e appiccicoso come un maiale (chiedo scusa al maiale 😉 e questo ti permette di fare un bel respiro, trattenere il fiato per un attimo, quasi desiderare quel momento “scomodo” in quanto portatore di gioie imminenti e…tuffarti!!!

E lo sai cosa succede ogni volta che vinci sul te stesso abitudinario?  Immagina che nel tuo cervello un gruppetto di neuroni superforzuti a colpi di macete si sta aprendo un varco in una foresta di intricatissime liane, e sta costruendo un nuovo sentiero, che diventerà sempre più facile da ripercorrere. Avrai più scelte, avrai più libertà.

Allora ecco il mio consiglio: inizia mettendo subito in atto quanto suggerito in questo articolo!

Nel caso in cui l’autosabotaggio persista, potrebbe essere importante considerare anche altri “livelli”, oltre a quello del comportamento, come per esempio le convinzioni, o l’identità, o la visione più grande– ed intervenire per allinearli e liberare tutto il tuo potenziale.

In questo caso scrivimi, possiamo affrontarlo insieme con il Coaching.

A presto e…buon tuffo!