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Oggi comincia un nuovo capitolo.

Questo è infatti il primo articolo del blog del mio nuovo sito e sancisce per me un momento di trasformazione e di grande rinnovamento.

Inizialmente non l’avevo capito.

E’ cominciato con un periodo difficile con il mio compagno, dal quale non sapevo proprio se saremmo usciti insieme, più forti di prima, o se avremmo preso ognuno la propria strada.

Il secondo evento è stato il crash del mio portatile, che conteneva anni di lavoro, slide, corsi, immagini, riflessioni e progetti. Ero certa di aver salvato le cose principali anche in remoto, ma mi sbagliavo- e ho perso quasi tutto il materiale.

Poi la mia amata commercialista, che per me rappresenta un rapporto intimo come pochi, mi comunica che suo malgrado non avrebbe più potuto seguirmi, perché si sarebbe dedicata alla sua attività principale, che è quella di tributarista.

Un colpo al cuore!

Ti confesso che per un attimo mi sono sentita scivolare nella figura piagnucolosa del pulcino Calimero, che si lamentava sempre che tutti se la prendevano con lui perché era piccolo e nero. “E’ un’ingiustizia però…” diceva con quella sua vocina flebile.

Devo ammettere che già da bambina trovavo questo personaggio insopportabile, perciò ho dato un ultimatum al mio vittimismo ed ho cominciato a prendere in mano la situazione chiedendomi cosa volevo creare di nuovo.

Lì avevo cominciato a intuire. Troppe cose importanti stavano accadendo tutte insieme, ed era un chiaro segno del fatto che dovevo fare delle scelte e capire quale direzione prendere in diversi aspetti della mia vita.

Non ti faccio l’elenco di tutti gli sbarramenti che ancora mi si sono parati davanti e tutti i “rinnovamenti forzati” di questo periodo, ma oramai il messaggio mi era chiaro: qualcosa sarebbe rimasto, qualcosa sarebbe andato e stava a me non opporre resistenza e trarre il massimo beneficio da queste circostanze apparentemente indesiderate.

Da lì sono partita, supportata da due meravigliose professioniste, con il ripensare la mia comunicazione e il mio sito, e riorganizzare la mia attività. Le radici erano solide: si trattava di potare dei rami affinché potessero germogliare e prosperare le nuove gemme.

E, dopo poche ma intensissime settimane, posso dirmi davvero felice del risultato.

Le cose successe in questo periodo erano impegnative, ma comunque gestibili.

A volte però la vita ti fa lo sgambetto, e allora affrontare quelle situazioni può diventare una sfida davvero difficile da portare avanti.

Così è stato per me molti anni fa.

Fino alla mia adolescenza avevo avuto una vita normale, per certi versi anche privilegiata: due genitori molto uniti e presenti, una sorella poco più grande di me, in casa si respirava amore e armonia, le vacanze d’estate, un nonno che adoravo. A parte i normali braccio-di-ferro con i genitori e le preoccupazioni per qualche brufolo di troppo o per qualche simpatia non ricambiata, tutto scorreva normalmente.

Un giorno però vedo uscire mia madre dal bagno con delle lacrime che cercava di mascherare con un sorriso. Le mie antenne e la mia eccessiva sensibilità a tutto ciò che succedeva intorno a me però avevano già colto qualcosa, che ho sentito come un pugno nello stomaco.

Uno di quelli che non avevo ancora mai sentito.

“Perché piangi mamma?”

“Eh, perché mi dovrò operare”

Al momento non mi sembrava un’opzione di cui preoccuparsi, perché pensavo che ogni cosa si sarebbe potuta riparare.

E fu così per un po’.

Ma poi le brutte notizie cominciarono a susseguirsi, così come le trasferte in ospedali lontani, alla ricerca di luminari che potessero ridarle la salute.

Non parlavamo della malattia, né tra di noi né con lei, non parlavamo di cosa stava succedendo o potesse succedere. Io credo di non aver capito davvero cosa stava accadendo fino alla fine.

Ho ancora impresse nella mente delle immagini così dolorose, così “ingiuste” dell’ultimo periodo, la perdita progressiva della sua mobilità e della sua autonomia.

E noi tutti sempre in silenzio.

Fino alla fine mi sono illusa, ora posso dirlo. Ero proprio cieca. Ma la realtà ci ha portato via la nostra amata mamma e moglie, troppo giovane, troppo bella, con troppe cose ancora da vivere.

Almeno dal nostro piccolo punto di vista terreno.

La cosa più dolorosa di quando ci ha lasciati è che ognuno di noi si è trincerato nel proprio dolore, nel proprio silenzio, e così quella sofferenza si è cristallizzata e per me è diventata lacerante.

Così nel tentativo di sopravvivere, di creare un nuovo equilibrio, ho iniziato a riempire di cibo quel vuoto insopportabile e ho camminato fianco a fianco con una compagna di viaggio che non voleva lasciarmi libera e che tentavo ad ogni passo di vincere, la bulimia.

Non sono tra quelli che pensano che si può imparare solo attraverso la sofferenza. Al contrario. Penso che possiamo imparare e crescere soprattutto stando bene, che dovremmo cercare di farlo sempre.

Ma se proprio il dolore arriva, allora è bene trarre tutti gli insegnamenti possibili, e far partire da lì la propria trasformazione e la propria rinascita.

Così è stato per me.

Da quella doppia sofferenza è iniziata la mia ricerca, è iniziato il mio percorso per capire se esistessero e quali fossero le chiavi per accedere ad un benessere duraturo, ad una vita appagante, per scoprire chi siamo e realizzare ciò che abbiamo dentro.

Dapprima per aiutare me stessa, poi per condividere con altre persone accomunate dallo stesso desiderio di realizzazione e, perché no, di felicità.

E credo di poter dire che sono a un buon punto del cammino.

Ora che mi conosci un po’ di più ti può interessare scoprire di più del mio lavoro

Ps: Ah! E se sei rimasta con il dubbio, con il mio compagno siamo usciti più forti di prima, la commercialista nuova sarà fantastica in modo unico e il mio bellissimo sito nuovo è sotto ai tuoi occhi!