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Le lezioni sul caos dal viaggio in Marocco.

L'ordine nel caos a Marrakech

Prima dell’articolo “L’ordine nel caos”, leggi qui ⤵️

Disclaimer: in ciò che scrivo e nel mio lavoro mi rivolgo prevalentemente alle donne, ma non solo. Scrivo al femminile perché, per ora, non mi piace riempire il testo di asterischi o simboli vari e sono certa che gli uomini capiranno. D’altronde fino ad oggi abbiamo letto sempre tutto al maschile senza prendercela, perciò siamo sicure che anche voi potete fare lo stesso.😉

Viaggiare per ritrovarsi o per perdersi nel caos?

 

Viaggiamo per i più disparati motivi: per vedere luoghi e paesaggi diversi da quelli a cui siamo abituati, sentir parlare lingue diverse, conoscere culture e usanze differenti, fare una pausa dai ritmi frenetici della vita e immergerci in natura. O ancora, fare un tuffo nel caos di una metropoli, visitare luoghi che appartengono alla storia e all’arte, per conoscere e respirare la bellezza.

 

Il viaggio è soprattutto un modo per conoscere aspetti inconsueti di noi stessi, vedere chi siamo e come siamo se ci collochiamo in spazi e ritmi diversi, come affrontiamo il nuovo, come viviamo le sfide e le opportunità. Un modo per testare la propria flessibilità e capacità di adattarsi a ciò a cui non siamo avvezzi. 

 

Per me il viaggio è soprattutto questo, e il viaggio in Marocco da cui sono appena tornata è stata la meta perfetta per testare tutti questi aspetti. 

 

È stato un viaggio intenso, aspro, sensoriale come lo sono quelle terre; avventuroso al punto giusto e all’insegna del lasciarsi fluire (sebbene ci sia stato un minimo di programmazione).

 

Gli ingredienti del mio viaggio:

 

  • 4 amiche
  • 12 giorni
  • 1 solo bagaglio a mano
  • 1 auto a noleggio
  • 6 mete da raggiungere

I doni del Marocco

Non ti racconterò gli aspetti “turistici” del viaggio, non ti descriverò i luoghi né ti consiglierò dove andare a mangiare, perché non è questo lo scopo del mio post. Voglio piuttosto condividere con te quali sono state le intuizioni e comprensioni che il Marocco ha suscitato in me e i “doni” che mi sono portata a casa (e non intendo l’olio d’argan e il sapone nero, comunque degni di nota 😏).

 

L’ordine abita nel caos

 

Marrakech è una città incredibile. Avventurarsi per le vie della medina (la vecchia cittadina fortificata, ora vera e propria “città mercato” traboccante di bancarelle e piccoli fori adibiti a negozi) è un vero e proprio bagno di folla. Turisti e “locals” si accalcano ovunque, motorini, spesso semi distrutti, si aggirano sfiorando i vicoli con 2, 3 o 4 persone a bordo (spesso trasportando ceste enormi o altri oggetti ingombranti). Calessi trainati da asini, muli e cavalli malconci si alternano a carretti tirati a mano da vecchietti ossuti e consumati dal sole. A volte passa perfino qualche macchina e qualche camioncino, con il rischio di incastrarsi alla prima strettoia. 

I decibel sono decisamente superiori alla media e la distanza prossemica è solo un lontano ricordo.

 

Caos tra le vie di Marrakech

 

I negozietti traboccano di ogni tipo di merce: spezie odorose e super colorate, cibi non sempre profumati, pellame, profumi e prodotti di bellezza, abiti, peluche, oggetti d’artigianato, gioielli e manufatti di ogni sorta. Oggetti stipati ovunque attirano lo sguardo del passante che, se si sofferma per più di qualche secondo o guardare, viene prontamente adescato dal venditore di turno e ingaggiato in una trattativa all’ultimo dirham (la moneta locale).

 

Il caos aumenta

 

Uscendo dalla medina per avventurarsi nelle strade di quella che è una delle città più trafficate dell’Africa, ci si imbatte in un caos ancora maggiore. Sembra che le regole del traffico che abbiamo imparato a rispettare lì non vengano prese minimamente in considerazione e in ogni momento si ha la percezione di venir presa di mira dal prossimo mezzo di trasporto.

 

Ed è lì che ho scoperto la verità

 

Ma ecco il fatto che mi ha colpita tantissimo: in questo caos delirante, in questa apparente assenza di regole, in realtà c’è un ordine. Certo, non è l’ordine a cui siamo abituati, ma è un ordine in cui sembra proprio che ognuno sappia esattamente qual è il suo posto e il suo ruolo. È come una danza e, se ti permetti di dimenticare quello che sai e di immergerti in quello che c’è, diventi fruitore e artefice di questa danza. Sembra un delirio, eppure tutto funziona “alla perfezione”.

 

 

Se non puoi controllare, rilassati

 

Un’altra cosa che ho osservato è questa. Se cammino per le strade di Trieste o di un’altra città europea e vengo rifilata da un motorino, sicuramente reagisco in modo anche poco diplomatico, perché sento che la mia incolumità è messa a repentaglio dalla “prepotenza” di qualcuno. Stessa cosa se, quando guido, un automobilista manca di darmi la precedenza nonostante mi abbia vista arrivare e cose del genere. Giustamente, dirai tu (e anch’io). 

 

Lasciati cullare dal caos

 

Ma quando nessuno fa quello che ti aspetti – e allo stesso tempo realizzi che nessuno è uscito di casa alla mattina con la precisa intenzione di farti fuori – puoi solo “mollare” e fluire. Non puoi controllare, non puoi inveire contro tutto e tutti, non puoi insegnare loro le “giuste regole”… e allora è come se dicessi al tuo sistema nervoso:

“Ehi amica, rilassati. Amigdala (la nostra “sentinella”) prenditi una vacanza. Le nostre reazioni automatiche di sempre qui non valgono, perciò dobbiamo trovare un’altra modalità.”

E così scopri che quella modalità reattiva non è l’unica possibile. Che se “avere ragione non serve a niente” – come dico sempre – lì serve meno di niente. Scopri che se non ne fai una questione di principio e capisci che la regola è “se manco di darti la precedenza, rallenta e vedrai che passiamo tutti e due senza problemi”, è una regola che puoi fare tua.

 

Porta a casa ciò che ti sarà utile

 

Mi sono ripromessa di mantenere questo atteggiamento meno reattivo (alla guida, ma non solo) anche una volta rientrata a casa e per ricordarmelo, tutte le volte che vorrei mandare qualcuno a quel paese per come sta guidando, dico: “MMMMMarrakech!!!” e mi faccio una risata.

 

  • Come sarebbe se adottassimo questo atteggiamento di “non controllo” e fiducia anche in altri aspetti della vita?
  • Quanta della nostra energia potremmo risparmiare e quanto benessere in più potremmo avere, se smettessimo di combattere contro le circostanze che non possiamo cambiare e scegliessimo di fluire con loro?

  

La vita è qualcosa di semplice

 

Ricordo esattamente il momento in cui mi è arrivata questa comprensione. Ero a Taghazout, un villaggio affacciato sull’Oceano Atlantico nei pressi di Agadir, e stavo camminando sulla spiaggia al tramonto.

Anche lì c’era un pizzico di “follia africana”: sulla sabbia giacevano reclinate delle barche di legno, con vicino un trattore enorme (il giorno dopo avrei scoperto che serviva a trasportare le barche in mare, e riportarle in cima alla spiaggia a fine pesca), giovani surfavano tra le onde, dromedari e cavalli venivano condotti in su e in giù per invogliare i pochissimi turisti a fare una cavalcata sul bagnasciuga. C’erano gatti e gattini magrissimi sdraiati al sole, donne coperte dalla testa ai piedi che facevano il bagno, ragazzi che giocavano a palla e tantissimi cani liberi, piuttosto grandi. I cani ferali ti si avvicinavano quasi a darti il benvenuto, a volte ti si sdraiavano vicino per un po’, e poi riprendevano il loro libero girovagare, vicino agli umani, ma non “degli umani”. Anche qui una sorta di caos ordinato, molto diverso da Marrakech, dove la parola d’ordine era “semplicità”.

 
Ordini, ruoli e semplicità

 

Ognuno aveva un suo posto, un suo ruolo, e lo rispettava. Non perché fosse necessariamente “facile”, ma perché era naturale, era qualcosa di semplice.

Lì le persone sono molto più povere di noi, eppure se c’è il sole e la natura intorno, sai che non morirai mai di fame: lo sanno gli uomini, i gatti, i cani ferali, ed è qualcosa che si percepisce, lo respiri ovunque. 

Magari ogni tanto è necessario spostarsi, e lì lo fanno tutti: camminano, anche per giorni in mezzo al nulla, per trovare condizioni migliori, per trovare altro cibo, per pascolare le pecore o per raggiungere la famiglia in un altro villaggio. La vita è molto meno comoda, ma è molto più piena di vita.

 

Una vita semplice e ancestrale

Questo assomiglia molto a come abbiamo vissuto per millenni, ce l’abbiamo scritto nel DNA e quando lo vediamo lo riconosciamo.

E ci ricordiamo… la vita è una cosa semplice, è così che dovrebbe essere..

Sembra che tutto ti dica: se c’è la vita, il sole, il mare, la frutta… siamo ricchi, siamo già ricchi

La vita è una cosa semplice.

Siamo noi che la rendiamo complicata con tutte le nostre sovrastrutture, mentali e non solo.

Non è “colpa nostra”, è il contesto in cui siamo inseriti che ci condiziona e ci plasma.

 

Ma possiamo ricordare.

E io, con questo viaggio bellissimo, certamente l’ho fatto.

Gina e un cammello a Marrakech
Caos a Marrakech
L'ordine nel caos a Marrakech
Gina nel caos del suk di Marrakech

Ascolta te stessa: se senti il bisogno di liberare la tua energia e lasciarti contaminare dal caos, per ritrovare il tuo ordine, non esitare a contattarmi. Creeremo il tuo percorso trasformativo, per ridare luce alle tue  caratteristiche e alla tua unicità.

Gina Abate non devi sentirti bene per forza

Sono Gina Abate, Coach, Mentore e Formatrice.

Ti aiuto a riallinearti con te stessa per far emergere la chiarezza, il coraggio e l’energia necessari per realizzare i tuoi desideri e progetti. Con amorevolezza verso di te e con una ritrovata Leggerezza. 

Parlo di questo e di altri temi di crescita ed efficacia personale nella mia Newsletter mensile.