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Crea la tua energia

Crea la tua energia

L’energia, così come la felicità, non va cercata fuori di te. Tu sei in grado di crearla: con il giusto livello di consapevolezza puoi fare molto per te stessa. 

Pronta a scoprire la “formula magica dell’energia”? 

Mi dispiace deluderti ma no, non ci sarà nessuna polvere o pozione miracolosa a venire in nostro aiuto e riattivarci miracolosamente. Però c’è moltissimo che puoi fare se diventi consapevole delle preziose informazioni che arrivano da dentro, e se impari a utilizzare quelle stesse informazioni a tuo vantaggio.


Dopo anni di attenzione ed ascolto, ho imparato a riconoscere quali sono le attività quotidiane che mi danno la carica e quali, invece, sono una specie di kryptonite (sono sicura che anche tu ne hai qualcuna). Spesso però non le posso evitare del tutto, e allora serve diventare bravissime a ricaricarci e soprattutto diventare kryptoniteresistenti.

Ti piacerebbe? Seguimi.

Ti presento la TRIADE dell’energia


Le iscritte alla newsletter hanno avuto delle preview approfondite su questo argomento: mattoncino dopo mattoncino, ho parlato loro dei passi da fare per tenere monitorata la nostra energia e smuoverla quando è necessario.
Se vuoi iscriverti anche tu vai qui 🙂 

Inizia dal corpo

Il primo elemento della TRIADE è ciò che fai con il tuo corpo: la postura, come tieni le spalle, quanto è eretta o incurvata la tua schiena, la respirazione, l’espressione del tuo viso. Ma anche dove tieni le mani! Spesso, quando siamo sovrappensiero o in tensione, le nostre mani vanno a titillare qualche parte del viso, a stressare una ciocca di capelli o a combattere con le pellicine… ebbene – a tutto questo corrisponde un certo stato d’animo e generalmente a un’energia piuttosto stagnante. 

Anche l’uso della voce concorre a creare il nostro stato interno e la nostra energia: parlare a voce piena o con la voce di un gattino ha un effetto diverso non solo sugli altri, ma in primis su te stessa.

Siamo un tutt’uno! Non possiamo assumere la stessa identica postura e tutte le altre caratteristiche di quando siamo tristi e sperare di sentirci entusiaste – non funziona così.

Possiamo intervenire: senza snaturarci, senza forzarci, ma portando attenzione e consapevolezza e, se non ci piace quello che si è creato dentro di noi in modo “automatico”, possiamo modificarlo e ci sentiremo subito diversamente.

Dov’è il tuo focus?

ll secondo elemento della TRIADE dell’energia risiede nel nostro focus, dove dirigiamo la nostra attenzione. 

Il tuo cervello, in ogni momento, deve filtrare miliardi di informazioni che  lo bombardano dall’esterno e dall’interno. Deve decidere cosa sia “rilevante” e cosa non lo sia e deve farlo in frazioni di secondi e con il minimo dispendio di energia. Pertanto, fa costantemente 3 operazioni: distorce, generalizza e cancella . In questo modo “tiene” delle informazioni e, necessariamente deve ignorare qualcos’altro. 

Le sue scelte sono buone per la sopravvivenza. Ma lo sono anche per la tua prosperità, felicità, e piena realizzazione? E che effetto hanno sul tuo livello di energia?

Non possiamo lasciare che siano le nostre vecchie programmazioni a decidere, ed è qui che entriamo in ballo noi.

Perciò vorrei che ti fermassi e facessi a te stessa alcune domande. 

Fai qualche respiro profondo e prova a dare una risposta:

  • A cosa do la mia attenzione, prevalentemente o in questo preciso momento?
  • Alle possibilità, o agli ostacoli?
  • Alle soluzioni, o ai problemi?
  • Alla paura di fallire, o al desiderio di creare?
  • A tutte le ragioni per cui potrebbe andare male, o all’unica ragione per cui vale la pena di farlo?
  • A ciò che è importante, o alle mille possibili distrazioni?
  • A quello che mi viene raccontato, o a quello che sento essere vero?
  • Ai difetti del mio/della mia partner, o a tutto ciò che c’è di incredibilmente buono in lui o lei?
  • Ai miei limiti, o alle mie capacità? 

E ancora:

  • Ti concentri sulle cose che puoi controllare, che dipendono da te, oppure su ciò che è fuori dal tuo controllo?
  • Ti concentri su un passato che non c’è più, su un futuro che non esiste ancora, o sul momento presente, dove puoi decidere e agire? 

Mettere l’attenzione su qualcosa, esclude inevitabilmente qualcos’altro – ecco perché è importante scegliere bene quale parte alimentare.

Ciò a cui dedichi la tua attenzione, crea il tuo mondo. 

Puoi vivere in un mondo di ostacoli o in uno di possibilità. Se ti concentri sempre su ciò che manca, è difficile sostenere la tua felicità.

Il linguaggio. Le parole sono importanti.

C’è un terzo elemento, che concorre a creare il tuo stato e il tuo livello di energia: è il linguaggio che utilizzi e i significati che attribuisci a tutto ciò che accade.

Non solo ad alta voce, ma specialmente dentro di te, il linguaggio che usi per descrivere le tue giornate, il modo in cui interpreti le situazioni e i significati che dai a ciò che accade, può rendere la tua vita un inferno o… un luogo di villeggiatura!

Facci caso

Usi parole che ti incoraggiano, ti fanno vedere possibilità, ti fanno sentire bene, ti fanno sentire alla guida della tua vita in ogni momento, oppure usi un linguaggio e una narrazione dove tu sei la vittima, o dove la vita è ingiusta, o dove gli altri sbagliano sempre? Oppure da mattina a sera ti dici “devo” fare questo, “devo” fare quello e  in generale usi un linguaggio che ti toglie potere ed energia?

Il lavoro sul tuo stato e sulla tua energia è un lavoro importantissimo, perché sta alla base delle tue decisioni e di tutti i tuoi comportamenti. In cambio ti richiede solo un po’ di attenzione e di allenamento. Si tratta di un’abitudine che, giorno dopo giorno, entra a far parte della tua routine e crea la tua identità. 

Mi riferisco a quell’identità come la tua “casa emozionale”, ovvero il luogo a cui tendi a tornare dopo un momento particolarmente felice, o particolarmente difficile. Quella “casa” gioca un ruolo fondamentale, spesso ha il controllo della tua vita: è quello che nei miei percorsi chiamo “il punto chiave della felicità”.

Ma ora dimmi

Come ti senti in quella casa? Sei soddisfatta di come stai lì o c’è qualcosa che vorresti cambiare? Se hai bisogno di una mano per “ristrutturarla” sono qui per te, ti invito al mio nuovo percorso in partenza a fine mese: scrivimi per maggiori informazioni!

Un abbraccio,
Gina

Cosa possiamo imparare da questo anno difficile?

Cosa possiamo imparare da questo anno difficile?

Un anno, questo, che ci ha messo tutti alla prova, e non ha finto di sfidarci, nemmeno per le feste.

Stiamo per trascorrere un Natale sotto tono, che per molti sarà lontano dai propri cari, o sarà accompagnato dalla preoccupazione che incontrarsi e scambiarsi affetto e abbracci possa mettere a rischio la salute di chi amiamo.

Ho appena saputo che probabilmente non festeggerò con mio padre e la sua famiglia, perché in una riunione familiare non si sentirebbero del tutto sereni. Lo comprendo, ma il dispiacere comunque è grande, perché la Vigilia di Natale, da sempre, è stata insieme.

Ma questa è solo la ciliegina sulla torta, su una torta che ognuno di noi avrebbe fatto volentieri a meno di mangiare.

Nei mesi passati abbiamo infatti vissuto ogni tipo di emozione: disorientamento, paura, rabbia, ci siamo sentiti costretti e privati della nostra libertà, confusi dalle informazioni discordanti, sopraffatti dalle disposizioni e dai provvedimenti, impotenti davanti a chiusure e distanziamenti, indignati per i danni economici, addolorati per non poter dare un degno saluto a chi ci lasciava, preoccupati per i nostri anziani e per il futuro nostro e dei nostri figli.

Siamo stati messi alla prova, e lo siamo tuttora.

Ma… c’è un ma.

Quest’anno ha portato anche dei doni. Ben nascosti, ma ci sono stati 😉

Mi piacerebbe quindi che ci focalizzassimo insieme su quello che di buono questo anno ci ha lasciato, vorrei facessimo questo esercizio di stanare il bene anche dove, ad uno sguardo superficiale, sarebbe difficile vederlo.

Pronta? Pronto?

È STATO UN ANNO ESSENZIALE


Una delle cose di cui mi sono resa conto è che non abbiamo bisogno di molte cose, soprattutto in termini di capi d’abbigliamento, ma anche di oggetti in generale. Io ero già piuttosto “essenziale”, e sono stata bene anche con meno.

Certo, in questo periodo è più facile perché le occasioni sociali sono decisamente ridotte, ma potrebbe essere il “La” per continuare ad essere più attenti alla sostanza che alla forma, più padroni delle nostre scelte e meno proni ai bisogni indotti dai paragoni e dalla pubblicità.

UN ANNO DI COSE SEMPLICI


Ho imparato a dare un valore ancora più grande a cose semplici come una passeggiata all’aria aperta, una cena con una coppia di amici, una videochiamata mentre preparo la cena.

Nella mia vita non avrei mai pensato, infatti, che potesse mancarci una libertà così basilare come quella di uscire di casa, passeggiare, incontrarsi. Ogni volta che diamo qualcosa per “scontata” forse non la stiamo davvero apprezzando per quanto vale.

UN ANNO DI DOMANDE


Ho osservato che molte delle cose che facevamo “prima” non erano così importanti ai fini del nostro benessere (anche se non vedo l’ora di poter fare un viaggio in qualche luogo dove la Natura è selvaggia).

Questo periodo ci ha permesso forse di farci quelle domande importanti, quelle che non si ha mai tempo per porsi e che possono portarci a fare scelte diverse rispetto alle abitudini e ai comportamenti che chissà quando avevamo adottato: un’ottima opportunità per ridefinire chi siamo, cosa ci fa stare bene, cosa vogliamo, e cosa non vogliamo più.

UN ANNO DI ALLEANZE


Ho avuto più occasioni di “alleanze” con amiche e colleghe, più desiderio di unione e di creare cose insieme.

Forse perché i momenti difficili accomunano. Ma in realtà credo che questo “fare meno”, questo essere meno affaccendate, ci ha dato più modo di ascoltare la nostra voce interiore, i nostri desideri e le nostre intuizioni.

UN ANNO DI SEMPLICI ATTIMI


Ho imparato ad apprezzare un caffè bevuto per strada in un bicchierino di carta. Una cena semplice fatta in casa con le amiche.Ho dato maggior presenza e attenzione a ogni momento passato con le persone a me care.

Forse eravamo un po’ “viziati” (io un po’ lo sono. Sicuramente per quanto riguarda il caffè 😉 ).Ma questo periodo di privazioni, forse il primo della vita per molti di noi, ci ha offerto la possibilità di spostare il focus, di diventare delle campionesse e dei campioni dell’apprezzamento, di vivere il momento presente senza correre avanti in quel che verrà dopo e senza fare paragoni con il passato, e senza confrontare con un ideale che, per lo meno ora, non era attuabile.

UN ANNO DI CONSAPEVOLEZZA


Ho visto e compreso ad un livello più profondo quanto sia importante sospendere il giudizio verso chi ha paure o idee diverse dalle proprie, e quanto sia cruciale esprimere il proprio pensiero senza creare ulteriore divisione. 

Questo non è sempre facile lo ammetto, sebbene la direzione sia chiara. Ma quello che abbiamo visto – e che qui non voglio ripetere- è stata la creazione di due fazioni, il reciproco screditamento della parte opposta a colpi di epiteti ed etichette arbitrarie, la mancanza totale di ascolto di ciò che l’altro sostiene, delle sue parole, ma soprattutto delle sue preoccupazioni, delle sue paure. Opporsi rinforza questo meccanismo, e io ho compreso che non voglio partecipare, non voglio seminare dualità e discordia, neanche ad un livello energetico, perché questa divisione non ci fa gioco, fa solo gioco a un sistema che ha le sue ragioni di esistere, ma che non sono le nostre. Come ci ricorda l’antica saggezza dei nativi americani: “Nessun albero ha rami così stupidi da litigare tra loro.”

UN ANNO DI RITOCCHI MAGICI


Ho imparato ad aggiungere un doppio pizzico di magia al quotidiano, quando rischiava di diventare troppo prevedibile. 

Non ho mai amato la parola “accontentarsi”, perché mi rimanda l’idea di rinuncia, di rassegnarsi a situazioni e cose che non ci appagano o non fanno per noi, quasi non avessimo diritto a desiderare altro. Amo però l’idea di “farci contenti” come apprezzamento e “impreziosimento” di ciò che c’è, di quello che abbiamo, di quello che è possibile. Sì quindi alla creatività che ci sospinge nel dar vita a nuove modalità e situazioni, nonostante i limiti del momento.

E quindi?

Sappiamo tutti quante cose ci sono mancate e ancora ci mancano, e siamo tutti concordi nell’auspicarci di riacquisire la nostra spensieratezza e soprattutto una maggiore libertà. 

Ma da ogni situazione possiamo uscire più forti e capaci se riusciamo a focalizzarci sul “pieno”, prima che sul “vuoto”.

Accorgersi, essere consapevoli, apprezzare, sono passaggi importanti a questo scopo.

Ti invito a fare lo stesso, prima a livello generale, e poi a livello personale.

Registrare i tuoi successi personali, le soddisfazioni, l’impegno, è un passaggio cruciale per chiudere bene l’anno in corso ed affacciarsi con lucidità, fiducia ed un pizzico di magia all’anno nuovo. È questo infatti il primo passo di ogni processo di pianificazione, o meglio creazione, dell’anno che verrà.

Perciò prenditi il tempo per apprezzare, per diventare consapevole di ciò che è nascosto, per “registrare” a livello profondo i tuoi successi (non necessariamente in termini di esito, ma anche in termini di impegno, attenzione, cura che hai messo in ciò che hai fatto).

Non ci è mai dato di sapere come saranno le cose là fuori.

Ma in ogni momento abbiamo l’estrema libertà di scegliere come vogliamo sentirci, e di rispondere agli eventi come veri “capitani della nostra nave”.

E con questa scorta di beni nella stiva, sapremo certamente navigare bene anche se ci sarà qualche tempesta.

Sei riuscita a fare la tua lista delle cose positive dell’anno? 

Raccontami quello che hai scoperto nei commenti qui sotto, oppure mandami un messaggio su Instagram se non sei riuscita a trovare “niente”, sarei felice di aiutarti!

Un abbraccio,
Gina

Quel che esce sotto pressione è quello che c’era dentro

Quel che esce sotto pressione è quello che c’era dentro

Non puoi pretendere che dal tubetto di dentifricio esca la crema per il viso: quando sei sotto pressione, butti fuori quello che c’è già dentro di te.
Questo ragionamento ti sembra abbastanza scontato, vero? E dire che è difficile prendere consapevolezza del meccanismo quando succede a noi. Eppure funziona allo stesso modo: quando qualcuno va a stimolare un nostro punto sensibile, la reazione (quello che buttiamo fuori) non è da imputare a l’altro, ma fa parte di ciò che noi già avevamo dentro.
Ti ho incuriosito? Lascia che ti racconti meglio in questo articolo!

Qualche giorno fa, in una delle mie rarissime uscite dall’inizio del lockdown, ho assistito a due scene che mi hanno fatto riflettere. Anzi, ti dirò di più: di una sono stata sia osservatrice che protagonista.

Ti racconto cosa è successo a me

Ero stata dal dentista e stavo rientrando in macchina, verso casa. Ad un certo punto, in lontananza, vedo una signora in bicicletta che sbuca per attraversare sulle strisce. Mi è venuto spontaneo rallentare con grande anticipo e fermarmi a una distanza maggiore del solito – quasi a volerla rassicurare sulle mie intenzioni. Le ho sorriso, ci siamo guardate negli occhi, e le ho fatto un cenno per farla passare.

Dopo questo breve incontro, ho proseguito lungo la strada e mi sono fermata per fare la spesa nel piccolo market vicino a casa.

… e di cosa sono stata spettatrice

Mi sono messa in fila e prima di me c’erano tre persone: un uomo sui quarant’anni con due cani al guinzaglio, e due uomini tra i cinquanta e i sessanta. 

Erano tutti con mascherina e guanti, tranne l’uomo con i cani che chiacchierava con il più giovane dei due. Il signore più anziano attendeva il suo turno cercando di capire a chi sarebbe toccato. Vedendo uscire un cliente e vedendo che nessuno della fila accennasse ad entrare, ha gentilmente fatto notare che qualcuno era uscito e che quindi si poteva entrare. 

In un attimo l’uomo più giovane, quello con i due cani, ha reagito rabbiosamente, prendendola sul personale e lamentandosi con un classico «Eh… si vede che siamo in Italia!», offendendo il malcapitato e cercando solidarietà con il suo interlocutore di prima.

Ho osservato tutto questo senza giudizio, ma ora vorrei riflettere con te.

Qualche attimo prima a me era venuto spontaneo fare un gesto di gentilezza, forse addirittura più per me che per la signora in bicicletta. Quel piccolissimo atto di gentilezza e solidarietà faceva stare bene me, in primo luogo, ed era benefico anche per lei. 

Era come una piccola onda che nasceva e si propagava da dentro di me, a fuori di me, fino all’altra persona. E forse oltre. 

E credimi, non lo scrivo per vantarmi della mia bontà d’animo 😉 ma per sottolineare che quel gesto è stato possibile perché dentro di me in quel momento c’era calma e serenità, c’erano sentimenti benevoli. 
(Non mi sento sempre così: ti assicuro che quando sono nel traffico e in ritardo per un appuntamento mi risulta davvero poco spontaneo fare la stessa cosa. 😉 Diciamo che, mediamente, mi trovo in quello stato d’animo).

Ma torniamo al ragazzo sotto pressione

Il ragazzo con i cani fuori dal supermercato invece alla minima sollecitazione ha buttato fuori una nuvola di rabbia, rancore, turbolenza e aggressività.

Colpa dell’uomo che l’ha sollecitato ad entrare?

No. Semplicemente, alla minima pressione è uscito quello che c’era già dentro.

Non puoi spremere il tubo della maionese e sperare che ne esca della senape.

Anche quella è stata un’onda, ma un’onda di tensione e frustrazione, di separazione e giudizio che, come la nuvola di polvere e insetti che gira intorno a Pig-Pen, ha un effetto su tutte le persone intorno.
(Se non te lo ricordi Pig-Pen è il personaggio dei Peanuts che ha un pessimo rapporto con acqua e sapone).

Come mai avviene questo?

É un periodo in cui la pressione esterna è aumentata, in cui tutti siamo sfidati in qualche misura.

E quando non possiamo controllare l’esterno (ma quand’è che possiamo, in realtà?) rimaniamo a fare i conti con quello che c’è dentro di noi.

Sappiamo creare una certa pace, anche nel bel mezzo di una sfida?

Sappiamo creare una sorta di benevolenza, anche quando qualcuno va a toccare un nostro punto sensibile?

Sappiamo creare equilibrio, anche quando fuori le cose girano vorticosamente?

Sappiamo dire ciò che pensiamo, senza per questo aggredire o annientare l’altro?

Allo stesso modo in cui possiamo allenare il corpo per essere più adatti ad affrontare le sfide sul piano fisico, possiamo allenare anche la nostra mente e il nostro sistema per essere adatti e capaci ad affrontare qualsiasi tipo di situazione.

Possiamo allenarci a creare una solida base di benessere a prescindere da ciò che accade. E non necessariamente perché cerchiamo l’Illuminazione, ma per essere più efficaci nelle nostre relazioni, nelle nostre piccole e grandi imprese, nel prendere decisioni, nello scegliere ciò che è buono per noi.

Stare bene dentro, per i più, non è un dono del cielo: è frutto di attenzione e di pratica.

La pressione ha generato in me una voglia di creare

Anche per questo motivo ho creato il percorso gratuito online Le Pratiche della Felicità, ogni martedì alle 18.30 fino alla fine di aprile.

Iscriviti mandando una mail a info@ginaabate.it con oggetto Le Pratiche della Felicità, e ci alleneremo insieme! 

Cambia percezione, cambia risultati

Cambia percezione, cambia risultati

La tua percezione è sempre attiva oppure, a volte, ti ritrovi a compiere dei gesti in modo del tutto automatico? Voglio parlarti di quello che puoi fare, semplicemente cambiando percezione. Ne sarai stupita. Perché da una percezione più attiva cambiano anche i risultati e, questo significa maggiori benefici con il solo utilizzo della tua mente!

Lascia che ti racconti quello che è successo a me

L’altra mattina stavo facendo le pulizie di casa e, mentre lo facevo, ho iniziato a pensare “Caspita, però stamattina non ho fatto i miei 10 minuti di ginnastica…”. In effetti, ero partita lancia in resta… ehm diciamo che ero partita aspirapolvere in resta, carica per l’operazione dust-buster ancor prima di colazione, stravolgendo la mia routine mattutina. Proprio io che normalmente faccio i miei 5 tibetani e 5 minuti di HIIT per risvegliare il corpo (lo sai già vero, che la mattina sono una specie di zombie?). 

Ma poi mi sono detta «Ehi, ma io sto già “facendo ginnastica”».

Certo, ora starai pensando che non è proprio la stessa cosa, e hai ragione, ma potrebbe esserlo, con la giusta percezione

Quello che sto per raccontarti potrebbe esserti utile in questi giorni di semi-reclusione, in cui non possiamo andare in palestra, a yoga o a fare zumba e magari dobbiamo passare una maggior quantità di tempo a fare le normali attività casalinghe, che di solito deleghiamo almeno in parte.

Quello di cui ti sto per parlare ha a che fare con la percezione, ancor meglio con la consapevolezza, e i suoi risvolti sono tantissimi e hanno a che fare con moltissimi aspetti, oltre alla tua forma fisica.

L’esperimento sulla percezione 

Nel 2006 la psicologa Ellen Langer dell’Università di Harvard ha condotto un esperimento che ha coinvolto 84 cameriere ai piani che lavoravano in 7 diversi hotel.

Alle donne è stato chiesto quanto allenamento fisico facessero mediamente, e tutte hanno dichiarato di non dedicarsi a nessun tipo di allenamento ( 1/3 ha detto zero, 2/3 hanno detto solo saltuariamente). Sono quindi state effettuate tutte le misurazioni del caso (massa magra/massa grassa, peso, centimetri nelle parti “cruciali”, pressione sanguigna ecc.) ed i risultati hanno confermato quanto dichiarato, ovvero i parametri erano quelli delle persone sedentarie.

Il gruppo iniziale è quindi stato diviso in due.

Il primo gruppo (44 persone) è stato informato del fatto che in realtà quello che loro facevano pulendo 15 camere ogni giorno, superava abbondantemente la quantità di attività fisica raccomandata dai medici ed è stato fornito loro un corollario di dettagli su quante calorie si bruciassero passando l’aspirapolvere o strofinando i sanitari, cosa succedeva al loro corpo quando cambiavano le lenzuola o pulivano i vetri e così via.

Alla fine un promemoria di queste informazioni è stato reso visibile sul loro posto di lavoro e alle signore è stato chiesto di non modificare nulla delle loro normali abitudini.

Al secondo gruppo invece non è stata data alcuna informazione.

E un mese dopo indovina cos’è successo?

Il gruppo “informato”, nonostante non avesse portato alcun cambiamento alle proprie abitudini, aveva in realtà modificato sensibilmente i parametri precedentemente misurati, dimostrando perdita di peso, diminuzione massa grassa e aumento massa muscolare, regolazione della pressione sanguigna, giro vita e giro fianchi diminuiti. 

Risultati concreti senza “fare niente”?
Non proprio: comportamento identico, ma differente atteggiamento mentale.

La percezione conta

Cosa era successo a queste donne? Erano diventate consapevoli di quello che stavano facendo, ci avevano dato un significato diverso: prima stavano solo “lavorando”, ora stavano anche facendo attività fisica! 

Forse avevano iniziato a portare la loro attenzione ai movimenti, anziché a farli in modo meccanico e “assente”, hanno aumentato il coinvolgimento, la presenza, la mindfulness – tanto da produrre modifiche tangibili nel loro corpo.

Cosa ci insegna questo esperimento sulla nostra percezione?

Questo, come molti altri esperimenti fatti, ci dice che la consapevolezza è qualcosa di impalpabile ma che diventa tangibile, che quello che crediamo ha un’influenza sui risultati concreti, e che la mente ha un effetto potente sul corpo. Ci ricorda che le informazioni che riceviamo ci aiutano a creare delle immagini, che vanno ad influenzare il nostro presente e il nostro futuro. È quindi fondamentale vigilare su cosa influenza la nostra immaginazione, in questi giorni più che mai.

In questi giorni di “tempo sospeso”, di semi isolamento e “reclusione” in cui la maggior parte delle nostre abitudini è stata stravolta, come potremmo usare questa conoscenza per il nostro bene? Quale promemoria vorremmo tenere a vista in questo periodo, al pari delle pulitrici dell’esperimento?

Ora tocca a te: cambia percezione e cambia i risultati!

Per esempio potresti notare cosa innalza, cosa espande la tua energia, e quello che invece la abbassa (io pur tenendomi alla larga dalla tv e dalla radio ancor più del solito, risento comunque di quel minimo di informazione che mi arriva).  Trova quindi le TUE pratiche per rimettere in equilibrio il tuo sistema.

Queste sono quelle che funzionano con me:

  • Respirare.
  • Sorridere.
  • Ballare scatenata.
  • Amare.
  • Provare cose nuove, anche se chiusa in casa.
  • Meditare per la guarigione del mondo.
  • Massaggiare il mio corpo con una crema profumata.
  • Sentirmi parte di qualcosa di molto più grande, sentire che forse, per la prima volta a livello mondiale, siamo una cosa sola e potremo farcela solo se restiamo uniti.

Qualsiasi cosa tu decida di fare, metti te stessa interamente in quell’attività, che sia passare la scopa, fare i biscotti, leggere una storia ai tuoi figli o progettare lo sviluppo della tua attività non appena saremo fuori da qui.

Perché il futuro si crea nel presente.

E credo che sia il momento giusto per creare insieme, qui e ora, il mondo migliore che tutti noi desideriamo.

Un abbraccio, con amore

Gina

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