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Progetti dell’anno, è troppo tardi?

Progetti dell’anno, è troppo tardi?

Sei ancora in tempo per i progetti del tuo 2024. È sempre un buon momento per cambiare direzione e rimetterti al centro. Scopri perché.

scintille rosa - progetti

Gennaio è sul finire e la maggior parte delle persone, a questo punto, si possono dividere grosso modo in 3 gruppi:

 

  •     quelle che si sentono in marcia verso la realizzazione delle proprie intenzioni e progetti per il 2024
  •     quelle che hanno la sensazione che, nonostante le buone intenzioni, tutto andrà avanti “come sempre”
  •     quelle che non si sono prese del tempo per pensare, davvero, a ciò che vogliono creare

 

Se ti chiedo a che gruppo preferiresti appartenere, credo di poter dire con certezza che risponderesti il primo. Tuttavia, se fai parte del secondo o del terzo, ho un’ottima notizia per te: non è mai troppo tardi per creare un anno a partire da te!

Cosa significa “a partire da te”?

A partire da te significa un insieme di cose, lascia che ti spieghi meglio.

Implica soffermarsi a riflettere su quali sono le tue caratteristiche, per rispettarle e lanciarti delle piccole sfide senza snaturarti.

Significa essere consapevole di cosa aumenta e cosa drena la tua energia, significa riconoscere le abitudini che ti allontanano dalla vita che vorresti. Significa essere consapevole di tutto ciò che “di buono” c’è già: abitudini che ti sostengono, convinzioni che ti fortificano, qualità che ti rendono unica.

 

Per la mia esperienza con una gran varietà di clienti, soprattutto donne, ho visto che, se non facciamo prima questa sorta di check-list, il percorso verso i nostri obiettivi di vita è molto più faticoso. O, peggio ancora, molti dei nostri piani sono destinati a fallire, o a non partire nemmeno.  

 

Ascolta la tua voce (quella buona)

 

Il rischio di questi piani che naufragano è quello di portarti a credere che devi rassegnarti all’ineluttabilità delle cose o di attribuire a te stessa una serie di caratteristiche negative che non ti aiutano di certo quando vuoi portare avanti progetti e abitudini che ti farebbero sentire fiera e soddisfatta di te e della tua vita.

Frasi tossiche da zittire

  •     non sono disciplinata
  •     non posso dedicarmi a quello che voglio perchè ci sono altre priorità (figli, genitori, coniugi, richieste esterne, ecc.)
  •     non riesco ad attenermi ai piani, anche se sono io a farli
  •     ogni volta comincio bene, ma poi succede qualcosa…
  •     non ho il tempo/ l’energia/ le capacità di portare avanti il tale progetto
  •     non è veramente ciò che voglio
  •     non so come andare avanti
  •     quando si tratta di (obiettivo xy) a un certo punto mi perdo per strada e le vecchie abitudini hanno il sopravvento
  •     non so più cosa voglio…

Non trarre conclusioni affrettate

 

Queste sono alcune delle conclusioni che rischiamo di trarre quando i nostri progetti falliscono: non riusciamo a prenderci tempo per noi, non riusciamo a rimetterci in forma, la situazione economica non è stabile, vorremmo cambiare lavoro ma non riusciamo a fare il passo, vorremmo uscire da una relazione ma la trasciniamo avanti, abbiamo un grande sogno nel cassetto ma sembra che abbiamo perso la chiave. 

 

Attenzione, questo succede soprattutto a persone molto capaci che hanno già portato avanti con successo molte cose nella vita, eppure non riescono a operare certi cambiamenti e rimanere concentrate o costanti in qualche altro ambito.

 

 

Tutto ciò che ti serve è già dentro di te

 

Ogni persona possiede in sé tutto il potenziale per realizzare quello che desidera

Questo è uno dei pilastri del coaching, è la credenza fondamentale della metodologia PSYCH-K® di cui sono facilitatrice, ed è sempre stata una mia convinzione profonda.

Quello che “manca” a volte è un piccolo aiuto che permetta a quella persona di vedere, liberare e utilizzare quel potenziale per gli scopi che si prefigge, di allinearsi a quei desideri e agire coerentemente per realizzarli.

 

Altro che ti allontana dai tuoi progetti

 

A volte c’è un altro motivo per cui non realizziamo i nostri progetti. Ed è perché quegli obiettivi non sono nemmeno nostri.

Magari li abbiamo scelti perché sarebbe la cosa “giusta” da fare in un certo momento, o perché è qualcosa di “normale” che farebbero tutti, o perché ci si aspetta questo da noi, o perché sarebbe il sogno di qualcun altro.

A volte ci attacchiamo un sacco di significati, specie su di noi, ovvero pensiamo che, se arriviamo lì, allora sì che avremo dimostrato il nostro valore. Oppure allora sì che saremo felici.

Puoi creare una vita che ti piace davvero

 

In questi casi, se ce la facciamo, arriviamo al traguardo con un dispendio energetico enorme, stando ogni giorno nello sforzo, costringendoci a ritmi insostenibili che ci fanno mettere da parte molte cose di cui avremmo bisogno e che ci farebbero sentire bene.

O semplicemente ci arriviamo con la sensazione che non stiamo vivendo veramente la nostra vita.

 

E siccome ce n’è una sola, e siamo abituati a dividerla in anni, va da sé che nei prossimi 12 mesi potrai avvicinarti alla sensazione di star vivendo la tua vita… o quella di qualcun altro.

 

Come posso aiutarti

 

Da molti anni conduco un percorso che ha lo scopo di avvicinarti, nei 12 mesi che hai davanti, a una vita in cui riconoscerti ogni giorno.

 

In questo percorso

usiamo cuore e cervello

lavoriamo con entrambi gli emisferi cerebrali

c’è introspezione, ascolto di sé e riflessione

ma anche spazio per desiderare, immaginare, giocare

osare e mettersi in moto

prendendosi un impegno d’amore verso noi stesse.

 

Questo accade nel corso in presenza e lo stesso accade nella versione online, che parte il 3 febbraio 2024 (ma può partire in qualsiasi mese dell’anno se lo vuoi).

 

Ti piacerebbe creare un anno a partire da te?

 

Iscriviti alla lista d’attesa per il percorso online e ti manderò tutte le informazioni. Potrai partecipare da casa, con i tuoi tempi e i tuoi ritmi, al percorso che ti permetterà di Creare e portare avanti un anno da ricordare con gioia e soddisfazione.

Gina Abate non devi sentirti bene per forza

Sono Gina Abate, Coach, Mentore e Formatrice.

Ti aiuto a riallinearti con te stessa per far emergere la chiarezza, il coraggio e l’energia necessari per realizzare i tuoi desideri e progetti. Con amorevolezza verso di te e con una ritrovata Leggerezza. 

Parlo di questo e di altri temi di crescita ed efficacia personale nella mia Newsletter mensile.

I tre livelli del cambiamento nella vita

I tre livelli del cambiamento nella vita

Cambiare deliberatamente è possibile: come passare dal cambiamento di una situazione al cambiamento di sé.

Cambiamento nella vita - foglie di vari colori

Prima dell’articolo “I tre livelli del cambiamento nella vita”, leggi qui⤵️

Disclaimer: in ciò che scrivo e nel mio lavoro mi rivolgo prevalentemente alle donne, ma non solo. Scrivo al femminile perché, per ora, non mi piace riempire il testo di asterischi o simboli vari e sono certa che gli uomini capiranno. D’altronde fino ad oggi abbiamo letto sempre tutto al maschile senza prendercela, perciò siamo sicure che anche voi potete fare lo stesso.😉

Cerchi il cambiamento nella vita ma…

 

Ti sei trovata a far fuori le provviste di una settimana in una sola sera, quando ti eri ripromessa di amare il tuo corpo e prenderti cura di lui.

 

Vuoi uscire da quella relazione che non ti nutre più, in cui devi negare una parte viva di te… eppure ti senti trattenuta, pensi che non ce la farai da sola, che “nessuno ti vorrà”, e immagini il resto della tua vita triste e in solitudine. Così resti lì.

 

Ti sei ritrovata a fumare e bere alcolici tutta la sera, fino a sentirti da schifo, nonostante tu sappia quanto questo sia deleterio per la tua salute e la tua energia.

 

Hai passato un altro weekend sul divano a fare binge watching su Netflix, mangiando schifezze e addormentandoti tardissimo, nonostante avessi stabilito che ti saresti occupata di quelle faccende sospese.

O forse, hai vissuto qualcuna di queste situazioni

 

Continui a rimandare le cose scomode, lasci accumulare tasse, multe, conti… eppure sai che questo aggrava la situazione e pure il tuo stato d’animo.

 

Hai di nuovo litigato con il tuo partner (collega/amica/ tua mamma, ecc) nonostante ti fossi ripromessa di non reagire e non farti prendere dalla rabbia e dall’emotività.

 

Sai di avere dei talenti e capacità che non stai esprimendo, sai che vorresti lanciarti in quel progetto che significherebbe tanto per te. Eppure continui a dar retta alla vocina che dice che non sei abbastanza competente, non hai memoria, è un’idea bislacca, non sai parlare in pubblico, a nessuno interesserà, e tutto sommato stai bene così. Ma sai che non è vero.

 

Vorresti muoverti di più, acquisire nuove competenze, metterti in proprio, fare una vita più sana, scrivere un libro, candidarti alle elezioni, aprire un’associazione, viaggiare da sola. Ma il tempo passa e non l’hai ancora fatto.

 

Vedi il cambiamento nella vita come un’utopia

 

Ti sei detta “Da domani si cambia”, te lo sei detto milioni di volte, ci hai creduto milioni di volte… E ora, delusione dopo delusione, credi che sia tutto inutile, non ti fidi più di te e stai per rinunciare a te stessa.  

Ti rivedi in questo schema? 

 

Certo, ognuno di noi può riconoscersi in almeno una di queste circostanze.

A ognuno succede di volere qualcosa, desiderare un cambiamento nella vita e non riuscire a metterlo in pratica. Ti dò una notizia: non sei “una brutta persona”, non c’è “qualcosa che non va in te”, non è che “sei fatta così e con te non c’è speranza.” È che cambiare intenzionalmente non è sempre facile.

 

Nella malsana abitudine di paragonarci agli altri, potremmo pensare che le altre persone non vivano questa difficoltà. Potrebbe sembrarci che alcuni siano dotati di una forza di volontà tale da far loro realizzare tutti gli obiettivi. Ma se vedessimo il quadro nella sua totalità scopriremo che anche quelle persone hanno, probabilmente, qualche difficoltà nell’ottenere o mantenere qualcosa.

 

“Volere”non è necessariamente “potere”: magari delle parti di te ritengono che ciò che vuoi possa essere pericoloso, difficile o causare sofferenza, e quindi intervengono per proteggerti.

 

Allinearsi per il cambiamento

Il cambiamento è l’unica costante della vita, ma cambiare deliberatamente e creare la vita che desideriamo, come abbiamo visto, non è sempre facile.

 

Cambiare nella direzione della nostra espansione, dell’espressione dei talenti che abbiamo avuto in dotazione e che abbiamo sviluppato, nella direzione della “scultura di sé stessi” fino a prendere la forma che è “nascosta nel pezzo di marmo” sembra, a volte, un percorso irto di ostacoli, deviazioni e battute d’arresto.

Come mai cambiare è così difficile?

Avrai spesso sentito parlare della metafora dell’iceberg, dove la parte visibile, che corrisponde all’incirca al 20% della massa totale di quell’enorme montagna ghiacciata, corrisponde alla nostra mente cosciente, alla nostra forza di volontà, alla visione di ciò che desideriamo.

 

La parte sommersa, circa all’80% della massa, corrisponde a tutto ciò che abbiamo incamerato e di cui non siamo consapevoli, tutte le ragioni e i programmi che si attivano automaticamente per proteggerci, le nostre convinzioni più profonde, i nostri valori, la percezione, le memorie: insomma, un vero e proprio mondo sommerso.

Senza l’aiuto di quel mondo sommerso, senza la sua partnership, è davvero difficile andare dove desideriamo. 

 

Se il vento spinge la parte emersa dell’iceberg in avanti, ma la corrente marina sospinge la massa sommersa all’indietro, dove pensi che si sposterà la montagna?

Esatto, all’indietro.


I tuoi progetti non partono? Ecco perché.

 

Ed ecco perché alcuni tuoi progetti non partono mai, alcune cose le inizi e poi le molli, alcuni risultati li ottieni e poi li perdi.

 

Se ci pensi, per la maggior parte delle cose noi siamo già capaci di ottenere/creare/raggiungere i risultati che ci prefiggiamo. Questo significa che per quegli obiettivi, il nostro iceberg è già allineato, la parte sommersa non ha ragioni e intenzioni opposte a quella emersa, e così ecco che possiamo procedere con tutta la forza dei nostri motori.

 

Ma quando così non è, non c’è forza di volontà o motivatore esterno che tenga: l’unica strada per un cambiamento duraturo è mettere d’accordo le due parti dell’iceberg.

 

Cambiare deliberatamente è possibile

 

Per farlo esistono una miriade di strumenti e percorsi. Il cambiamento nella vita è un viaggio personale e ognuno deve trovare le proprie strade ed esperienze e l’aiuto professionale di cui può avere bisogno.

 

Tra questi, il Coaching trasformativo e il mentoring possono aiutare e, per la mia esperienza, possiamo lavorare su tre macro livelli.

 

I tre livelli del cambiamento

 

Andiamo ad esplorare i livelli di cambiamento che andremo ad affrontare, segui ogni tappa e interiorizzala. Continua a leggere per saperne di più.

 

Il primo livello 

 

Il primo livello è: mi trovo qui, al punto A e voglio andare lì, al punto B. Si lavora su un obiettivo specifico.

Allora mi serviranno informazioni, competenze, risorse, potrò lavorare su un’emozione invalidante che mi si mette di traverso nel momento di agire, ecc. Creerò un bel piano d’azione, metterò a punto delle strategie e, passo dopo passo, mi muoverò in quella direzione.

 

Questo è un cambiamento di tipo lineare. Ero al punto A, e ora sono al punto B.

 

Il secondo livello

Il secondo livello è dove si lavora su un’intera area della propria vita.

Per esempio se nelle relazioni interpersonali faccio schifo, ecco che potrò mettere in atto tutte le strategie del livello uno:

  • acquisire competenze ed allenarle, 
  • lavorare sulle emozioni invalidanti che si impossessano di me quando devo affrontare una discussione, 
  • allenare le emozioni più funzionali, e così via. 

Infine, potrò lavorare sulla creazione di abitudini e rituali, su cambi di percezione rispetto al “problema” che possano espandere la mia superficie di movimento per quanto riguarda quell’area della mia vita.

 

Se volessimo dare una forma a questo secondo tipo di cambiamento, potremmo dire che è un cambiamento di tipo concentrico, su un unico piano, un po’ come una spirale che si allarga. Prima stavo in un’area piccola così, e potevo fare poche cose, ora quell’area è molto più estesa, e lo sono pure le mie possibilità di scelta.

 

Il terzo livello

 

E infine c’è un terzo livello che, come potrai immaginare, è quello che ha un impatto maggiore su qualsiasi cosa: è quello della trasformazione.

Qui si tratta di riscrivere i programmi che ci limitano, che si sono formati nostro malgrado o che potremmo aver ereditato, e che continuano a tenerci lontani dai risultati che vogliamo e da quell’esperienza di vita piena autentica e felice che desideriamo avere.

 
Il lavoro su di te

 

Attraverso cambi di percezione, si lavora sull’identità (la percezione di te). 

Attraverso l’individuazione e la trasformazione di convinzioni che limitano le tue scelte, i tuoi risultati e la tua esperienza di vita, attraverso il lavoro ad emisferi congiunti, attraverso l’armonizzazione del potente asse cervello del cuore – cervello del cranio, possiamo operare un cambiamento che contiene ed espande i precedenti ed aggiunge una dimensione verticale. Eccoci quindi al lavoro sul sé, la scultura di se stessi, la realizzazione di ciò che abbiamo dentro, liberato dalle costrizioni delle nostre paure e dal dolore delle esperienze passate


La fase finale della trasformazione

È dove prendiamo la forma che abbiamo sempre sentito di avere, con coraggio e con gioia e, probabilmente, in armonia ed accordo con il progetto della nostra anima.

 

Se volessimo dargli una forma, è un movimento che partendo da un punto, si muove a spirale e verso l’alto, ampliandosi ed innalzandosi all’infinito.

 

È la trasformazione, il cambiamento evolutivo, quello in cui merita davvero investire tempo ed energia. Ed è il tipo di cambiamento che auspico ad ognuno di noi.

Livelli cambiamento - farfalla e bruco

Qual è la tua esperienza quando si tratta di cambiamento? Se vuoi apportare l’evoluzione nella tua vita non esitare a contattarmi. Creeremo il tuo percorso trasformativo, per ridare luce alle tue  caratteristiche e alla tua unicità.

Gina Abate non devi sentirti bene per forza

Sono Gina Abate, Coach, Mentore e Formatrice.

Ti aiuto a riallinearti con te stessa per far emergere la chiarezza, il coraggio e l’energia necessari per realizzare i tuoi desideri e progetti. Con amorevolezza verso di te e con una ritrovata Leggerezza. 

Parlo di questo e di altri temi di crescita ed efficacia personale nella mia Newsletter mensile.

E se la noia fosse un bene?

E se la noia fosse un bene?

I vantaggi della noia sono più di quanto tu pensi. Tuffiamoci insieme nel mare del dolce far niente. 

I vantaggi della noia sono più di quanto tu pen

Prima dell’articolo “La noia è un male”, leggi qui ⤵️

Disclaimer: in ciò che scrivo e nel mio lavoro mi rivolgo prevalentemente alle donne, ma non solo. Scrivo al femminile perché, per ora, non mi piace riempire il testo di asterischi o simboli vari e sono certa che gli uomini capiranno. D’altronde fino ad oggi abbiamo letto sempre tutto al maschile senza prendercela, perciò siamo sicure che anche voi potete fare lo stesso.😉

76

2617

145

5427

225

10

 

No, non sto dando i numeri. Lo sai a cosa corrispondono queste cifre?

 

76:  le volte in cui, mediamente, prendiamo il telefono in mano ogni giorno

2617: i “tocchi” sullo schermo dello stesso, di un utilizzatore medio, al giorno

145: i minuti che trascorriamo, mediamente al giorno, per compiere quei tocchi

5427: i “tocchi” giornalieri di un utilizzatore frenetico

225: i minuti passati per compiere quei tocchi

10: le ore passate mediamente al giorno davanti a uno schermo negli USA

 

Bene, a questo punto mi pare che i numeri li stiamo dando tutti quanti.

 

La noia come risorsa
 

Non mi voglio focalizzare sui danni che questo uso smodato della tecnologia ci provoca, come danni alla vista, alla produttività, alla nostra capacità di concentrarci, alle nostre relazioni – solo per menzionarne alcuni, ma quello che appare evidente è che in questa circostanza ci stiamo perdendo una risorsa potenzialmente preziosissima: la noia.

 

Cosa succede al nostro cervello quando ci annoiamo e cosa potrebbe succedere se sopprimessimo per sempre questa emozione?

 

Scopriamolo insieme.

 

Fino a qualche tempo fa andavo quasi fiera del fatto che “io non mi annoio mai”, perché questa parola aveva per me solo un’accezione negativa. (Non sono forse solo le persone noiose ad annoiarsi? non era forse l’ozio il padre di tutti i vizi?). 

A un certo punto, però, mi sono imbattuta in alcuni studi che spiegavano quanto questa visione fosse un equivoco e tessevano le doti della noia. Questa emozione, nonostante noi la giudichiamo talmente negativa e spiacevole da allontanarcene in ogni modo possibile, è stata un ingrediente fondamentale della nostra evoluzione in questi 2,5 milioni di anni sulla terra.

 

 

Innanzitutto, chiariamoci su cosa sia la noia e di quali siano i suoi potenziali doni, e chissà se alla fine dell’articolo anche tu avrai un po’ cambiato idea su di lei.

 

 

Ti presento… la noia

 

Sicuramente ti sarà capitato di provarla.

La noia non è ciò che provi quando non hai niente da fare, ma quando niente delle cose che hai da fare, o che potresti fare, ti attrae. È caratterizzata da assenza di concentrazione, irrequietezza ma anche un senso di letargia: in pratica è quando ci sentiamo “sotto-occupati”.

 

È una sensazione che giudichiamo spiacevole, perciò oggi con tutte le app, i social e le notizie a disposizione nel nostro smartphone, in ogni pausa, al semaforo, camminando per strada, in attesa della cena al ristorante, ma anche sul divano e a tavola con la famiglia o quando nostro figlio ci parla – è fin troppo facile intrattenersi pur di evitarla.

 

Cosa ci perdiamo?

Quando ci annoiamo, per esempio piegando la biancheria o aspettando il nostro turno dal dentista, il nostro cervello attiva quella che si chiama modalità di default (default mode network).

Il nostro corpo innesta il pilota automatico ma, controintuitivamente, il nostro cervello diventa particolarmente attivo. Quando la mente non è impegnata in un’attività… impegnativa 😉 inizia a vagare. Ecco che si attivano connessioni diverse, si attiva una modalità di pensiero che è sotto il livello cosciente, e possono arrivarci idee, soluzioni creative a un problema che ci infastidiva da tempo, o può scattare il desiderio di un qualcosa che vogliamo creare o raggiungere nella nostra vita.

 

In quella modalità, facciamo quella che gli studiosi hanno definito “pianificazione autobiografica” (autobiographical planning), ovvero riflettiamo su momenti passati e immaginiamo nuovi possibili traguardi e come potremmo arrivarci.

 

Insomma, è una condizione particolarmente fertile, se ce la concediamo.

 

La noia è allo stesso tempo un segnale e una spinta motivazionale. Il segnale ci dice che non stiamo facendo quello che vorremmo fare e la spinta motivazionale ci suggerisce di darci degli obiettivi e progettare cose nuove.

 

E non solo la noia ci spinge a fare qualcosa per noi stessi, ma ci rende più altruisti e ci fa venire voglia di fare qualcosa per gli altri, come per esempio fare del volontariato o offrirsi per donare sangue.

 

Pianificare al minuto? No, grazie.

Se, però, riempiamo ogni momento di attività, se sfruttiamo ogni attimo per aggiornare i social, verificare se abbiamo notifiche, rispondere alle email, scaricare un documento, ci perdiamo questa possibilità. E non è tutto. Attraverso questo zompettare da un’attività all’altra, sottoponiamo il nostro cervello a uno sforzo di attenzione continuo e a un consumo smodato di energia.

 

Inoltre spesso “ci perdiamo l’attimo”, non ci accorgiamo delle persone che abbiamo accanto, delle bellezze della natura, di quello che succede a pochi metri da noi, come testimonia benissimo questa foto scattata dal fotografo Eric Smith nelle acque della California, in cui una balena passa a fianco della barca a vela ma lo skipper non si accorge di nulla, perché totalmente immerso nel suo mondo virtuale.

Il potere salvifico della noia

La noia, nelle sue evoluzioni


Nel 2008 la nostra attenzione al lavoro shiftava ogni 3 minuti. Nel 2018 ogni 45 secondi. Ora ho fin paura di sapere a quale ping-pong attentivo sottoponiamo il nostro povero cervello.

 

Ma tornare indietro, lo sappiamo, non è un’opzione. Cosa possiamo fare, quindi?

 

Nella mia ricerca, ho trovato due fonti di ispirazione per tentare di recuperare la nostra brillante creatività e la nostra salute mentale (e non solo): il primo è attraverso un uso ponderato dei potenti strumenti tecnologici di cui disponiamo – (ed è il tema di questo articolo).

 

Il secondo è attraverso una rinaturalizzazione della vita, un ritorno almeno parziale a una vita più naturale e meno comoda che ci permetta di recuperare alcune importanti caratteristiche appartenute per milioni di anni alla vita dei nostri antenati, e necessarie più che mai per migliorare la qualità della nostra “unica vita, selvaggia e preziosa”, per dirlo con le parole di Mary Olivier.

 

E di questo ti parlerò prossimamente. ⏭️

 

 

Annoiati e geniali: L’arte perduta di creare spazio  

 

La giornalista Manoush Zomorodi nel 2015 ha messo a punto il progetto Bored and brilliant (annoiati e brillanti, per l’appunto) per aiutare le persone a diventare più consapevoli del loro rapporto con il proprio cellulare e con l’iperconnettività.

 

Il progetto invitava i partecipanti a compiere diverse sfide, quali stare un’intera giornata con il telefono fuori dalla propria portata, andare nelle impostazioni e togliere tutte le notifiche, cancellare la o le app che l’utente giudicava più “ladre di tempo”.

 

È sempre più difficile vincere questa battaglia, perché da una parte ci siamo noi che non siamo più abituati al disagio del “vuoto” e che sfruttiamo ogni attimo per fare qualcosa pur di non rimanere soli con i nostri pensieri.

Dall’altra ci sono fior fiore di ingegneri ed esperti che studiano giorno e notte come attirare la nostra attenzione più spesso e più a lungo possibile, perché la nostra attenzione vale un sacco di quattrini.

 

Nonostante le difficoltà, i partecipanti hanno giocato con slancio e determinazione e, dopo aver superato qualche vera e propria “crisi di astinenza”, hanno superato le sfide riportando una maggiore energia, chiarezza e… felicità: avevano recuperato un bel po’ di tempo ma soprattutto si sentivano di nuovo alla guida della propria vita e non costantemente in reazione alle richieste provenienti dal proprio smartphone.

 

La cosa curiosa è che i più giovani, quelli nati e cresciuti con la tecnologia, hanno riferito di aver provato emozioni (non proprio piacevoli) mai provate prima! Insomma, non si erano mai annoiati prima di allora, perché al minimo segnale di “vuoto”, avevano sempre risposto prendendo il cellulare in mano.

 

 

 La noia… quanti ricordi!

Se ci pensi, chi non ha mai vissuto senza internet, e di conseguenza senza Netflix, Youtube, Facebook, Twitter, Whatsapp, Snapchat e tutte le notizie che la rete ci propin… ahem, propone, non sa quello che si provava da bambini nei pomeriggi d’estate quando non si vedeva l’ora di tornare in giardino a giocare ma bisognava rispettare “l’ora del riposo” altrimenti poi il “capo casa” chi lo sentiva…

O quello che si provava al mare, nell’interminabile attesa di poter tornare a fare il bagno dopo aver pranzato, le fatidiche due ore più lunghe della vita anche dopo aver mangiato solo un panino.

O quello che provavi nei pomeriggi d’inverno, quando non potevi uscire e non c’era niente alla tv (ma non niente di bello, proprio niente di niente, oltre che le righe colorate verticali su gli unici tre canali esistenti) 

 

Noia, era noia.

Ma in quella noia dovevi ingegnarti, muoverti, inventare, pensare, farti domande, escogitare scappatoie, immaginare, esplorare, creare.



La noia può curare la tua creatività

La noia è generatrice di progresso

 

L’essere umano si è evoluto attraverso prolungati periodi di noia e questo ci ha costretti a pensare nuovi modi di vedere il mondo: da lì il prosperare dell’arte, della filosofia, della letteratura, delle invenzioni, della scienza!

 

La creatività oggi è più necessaria che mai e sarà l’abilità numero uno che verrà richiesta al lavoro alle nuove generazioni per affrontare il futuro. Di questo passo però il rischio è che venga uccisa, o per lo meno tramortita pericolosamente, attraverso l’abuso dell’intrattenimento tecnologico e l’assenza della noia.

 

 

Vogliamo provare a cambiare le cose?

 

È solo una proposta, un esperimento da fare con curiosità, se ti va.

 

➡️ La prossima volta che, senza nemmeno pensarci, ti ritrovi con il telefono in mano, prova a chiederti: “Cosa sto cercando veramente?”

E se devi rispondere a una mail urgente, fallo e non pensarci più.

 

Ma se invece ti accorgi che stai cercando di intrattenerti, di distrarti per evitare di sentire qualsiasi leggero disagio – come solitudine, stress che vuoi alleviare, FOMO (fear of missing out: la paura di perderti qualcosa) o… noia – rimetti in tasca il telefono.

 

Respira, guarda il cielo, osserva i tuoi polpastrelli.

 

    • Se anche solo una piccola parte di quei 2617 tocchi destinati allo schermo ogni giorno li destinassi per fare una carezza a qualcuno che ami, o a toccare la corteccia ruvida di un albero, o a toccare i petali di un fiore, o se facessi una carezza a te stessa/o, come cambierebbe la tua vita?

       

    • E se la prossima volta che ti ritrovi a camminare per strada ti imponessi di guardarti intorno e sorridere, anziché mandare audio e rispondere a Whatsapp?

    • E se almeno un’ora prima di andare a letto tu spegnessi tutto e ti ingegnassi a fare qualcosa di diverso, cosa potrebbe emergere da una parte inascoltata di te? 

    • E se, quando senti quella noia e quell’irrequietezza, cercassi di capire dove ti vogliono portare, piuttosto che annegarle in un mare di distrazione?  

Io ho deciso di accettare la sfida, e tu?

Fammelo sapere nei commenti.



Ascolta te stessa: se senti il bisogno di fermarti, lasciare che la noia ti attraversi, per ritrovare la tua creatività, non esitare a contattarmi. Creeremo il tuo percorso trasformativo, per ridare luce alle tue  caratteristiche e alla tua unicità.

Gina Abate non devi sentirti bene per forza

Sono Gina Abate, Coach, Mentore e Formatrice.

Ti aiuto a riallinearti con te stessa per far emergere la chiarezza, il coraggio e l’energia necessari per realizzare i tuoi desideri e progetti. Con amorevolezza verso di te e con una ritrovata Leggerezza. 

Parlo di questo e di altri temi di crescita ed efficacia personale nella mia Newsletter mensile.

Dove vai, se l’autostima non ce l’hai…

Dove vai, se l’autostima non ce l’hai…

Autostima e altri miti. Scopriamo come difendersi dai luoghi comuni della crescita personale.

Dove vai, se l'autostima non ce l'hai...

Se vuoi puoi!

Devi crederci!

Devi uscire dalla tua zona di comfort!

Ma soprattutto…”Devi avere più autostima!”

e se non fai tutto questo, la peste ti colga!

Se mi conosci o hai già letto qualche altro mio post, sai che mi piace sottolineare quanto mi senta lontana da molti dei luoghi comuni della crescita personale e di un certo tipo di formazione  e di quanto possa essere dannoso prendere queste incitazioni per oro colato.

 

Ma vediamo alcuni luoghi comuni…

 

1) Se vuoi puoi

Gemella eterozigota di Volere è potere

Volere non è potere. Volere è volere. 

Certamente è la miccia per poter iniziare a fare qualcosa. Ma non è certo garanzia di successo.

Ti è mai capitato di volere più denaro, una salute migliore, un lavoro più gratificante o una relazione più appagante? O magari semplicemente meno cellulite, più capelli, meno chili (per non parlare degli anni).

Eppure, sono certa lo avrai constatato anche tu, che il volere queste cose non ti ha anche reso/a automaticamente capace di ottenerle.

 

L’intenzione positiva

L’intenzione positiva di questa affermazione è darti una sorta di sveglia, una cosa del tipo : “ehi, se fino ad oggi pensavi che alcune cose fossero fuori dalla tua portata, forse potresti scoprire che non tutte lo sono.” Difatti, se qualcosa è nei tuoi desideri e nelle tue corde e sei disposto/a ad impegnarti, sicuramente potrai fare dei grandissimi passi avanti! Non è detto che centrerai il bersaglio (e non è quella la cosa più importante), ma sicuramente scoprirai nuove cose su di te e qualcosa di buono ti porterà.

 

Cosa succede quando prendi questo concetto alla lettera

Quando credi a questa affermazione, il tuo focus è sul volere. Perciò se ti trovi a mancare uno dei tuoi obiettivi o propositi, ti viene detto – o dici a te stessa/o- che “non lo volevi abbastanza”. Ma quanto cacchio la dovresti volere una cosa?

Forse il problema non è quanto la vuoi, ma sta da tutt’altra parte, e concentrarti per volerla 10 volte di più non ti servirà a nulla.

Le persone vogliono quello che vogliono, tu e io comprese

Il punto è scegliere, decidere e impegnarsi. Non conosco nessuno che, impegnandosi, non abbia fatto dei progressi significativi in qualcosa.

Quindi se vuoi partecipare a Sanremo come cantante, cosa che oggi peraltro non dice nulla sulla tua bravura, non è detto che potrai farlo. Ma sicuramente impegnandoti e allenando le tue capacità canore, le migliorerai. That’s it!

 

 

2) Devi crederci

…è come quando diciamo a qualcuno “ti devi fidare”.



O credi, o non credi. O ti fidi, o non ti fidi.

Certo puoi cambiare idea sulle cose, puoi acquisire nuove informazioni, puoi vedere la situazione sotto altri punti di vista, puoi iniziare a credere qualcosa di diverso. Ma l’esortazione “devi crederci” quando non riesci a crederci, non farà altro che aumentare la tua frustrazione.

 

L’intenzione positiva 

Cosa c’è di vero, qual è l’intenzione positiva di questa frase?

Che se non credi possibile qualcosa per te, probabilmente non farai le azioni che ti portano a quel risultato. Che c’è una relazione tra ciò che credi e pensi, come ti senti, e come ti comporti. Che se non sei soddisfatto di come ti comporti o dei risultati che hai, sarà utile diventare consapevole di quelle che sono le tue convinzioni e credenze.

Ma l’esortazione “devi crederci” somiglia molto a “sii spontanea!” Forzarsi a credere non è credere, come forzarsi di essere spontanei non corrisponde a esserlo.

 

Cosa succede quando prendi questo concetto alla lettera

Succede che, anche qui, la tua attenzione e i tuoi sforzi saranno sul credere, come se mettendoti nella posa di Hulk e digrignando i denti tu potessi aumentare esponenzialmente il potere di credere nelle tue capacità o nel fatto che un evento si possa verificare.

Suggerirei piuttosto di accorgerti che sì, quello che crediamo o non crediamo vero o possibile influenza le nostre percezioni, le nostre scelte e quindi la nostra vita. E quindi sarà un lavoro importante accorgerti di quali siano le convinzioni che sostengono il tuo benessere e la buona riuscita dei tuoi progetti, e quali invece li ostacolano. E da lì si può iniziare a lavorarci. No, non con la posa di Hulk. 😉 

 

3) La zona di comfort

Per quanto riguarda la famigerata zona di comfort, devi sapere che qualsiasi impresa, dalla più piccola alla più grande, non è stata compiuta “fuori dalla zona di comfort” di chi l’ha portata avanti, ma “in comfort”. Il nostro cervello non vuole stare scomodo, vuole lavorare risparmiando energia, perciò il meta messaggio che ti dice che per combinare qualcosa devi necessariamente soffrire, non dice il vero. Infatti,  il nostro cervello cercherà sempre di evitarci quella sofferenza, facendoci così rimanere fermi ai blocchi di partenza o portandoci a qualche auto-sabotaggio lungo la strada.

 

L’intenzione positiva

L’intenzione buona è quella di farti capire che se la tua zona di comfort è il divano di casa tua, sarà difficile (anche se non impossibile) fare grandi cose da lì. 

Di vero c’è che se facciamo sempre le stesse cose, che ci sono comode, familiari, abituali, ci perdiamo un mondo di altre possibilità

Di vero c’è pure che una vita guidata solo dalla sicurezza e dall’evitamento di qualsiasi rischio, probabilmente è ben poca vita.

 

Cosa succede se prendi questo concetto alla lettera

Succede che la vita diventa una guerra, le imprese diventano battaglie, gli altri- ma soprattutto i tuoi attuali limiti, divengono dei nemici da annientare. Ma secondo te, se fai la guerra a delle parti di te, potrai mai vincere? No, perché una guerra implica danni e vittime, e se l’avversario è una parte di te, avrai comunque perso. Succede che te ne vai in giro come i “soldati fantasma giapponesi” che, anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, continuavano a stare rifugiati nella jungla armati fino ai denti, rifiutandosi di arrendersi. Succede che non ti godi il viaggio, ma soffri finché non arrivi all’obiettivo. E se non arrivi? Indovina.

 

Quindi

Quello che dobbiamo capire è che, per darci maggiori possibilità e se vogliamo aumentare le nostre probabilità di successo nel lungo periodo, la nostra zona di confort va allargata, arricchita, espansa, con rispetto, coraggio e amorevolezza. Non dobbiamo vivere fuori dalla zona di confort, ma piuttosto ampliarla per avere una vita più ricca e piena, se è questo che desideriamo.

Dobbiamo rendere familiare, facile, normale quello che non lo era, e non fare la guerra a noi stessi pensando di poter stare perennemente scomodi.

 

Per un triatleta quegli sforzi sono la sua zona di comfort. Non la tua, o la mia. Ma la sua sì.

Per un imprenditore seriale, intraprendere è la sua zona di comfort.

Per un fannullone incallito, la sua zona di comfort è il divano, o il bar.

 

Perciò avrebbe più senso dire:

“Scegli con cura la tua zona di comfort perché le tue azioni origineranno da lì”

E se è importante sapere che quando ti approcci a qualcosa di nuovo sentire un po’ di attrito farà parte del processo, è anche cruciale ricordare che andare contro la tua natura non ti renderà più efficace, e nemmeno più felice.

 

 

4) Devi avere più autostima

La definizione di autostima è “la distanza tra il sé percepito e quello ideale” ovvero tra come pensi di essere e come desideri essere. Io però credo che sia più corretto definirla come la distanza tra quello che pensi di essere e quello che pensi di dover essere.



“Dover essere”, non senti anche tu come puzza di fregatura?

Eppure basta guardare qualsiasi spot pubblicitario per capire che come sei non vai bene, e che dovresti sempre essere in qualche altro modo (normalmente grazie al loro prodotto!). Inadeguatezza vendesi. Anzi, regalasi!

Stimare significa misurare, il che già ci mette davanti all’assurdo compito di misurare il valore di un essere umano.

Quindi la mia auto-stima è la misura che faccio di me stessa/o in base a quello che penso che dovrei essere, rispetto a quello che sono. Si salvi chi può. 😉

L’intenzione positiva

Immagino che l’intento “sano” che si nasconde in questa esortazione voglia metterci in guardia dal dis-amore per noi stessi, che voglia suggerirci di non parlare male di e a noi stessi, di non svalutarci perché da quello che crediamo di noi dipende ogni nostra scelta nonché la nostra auto-efficacia. Immagino che voglia stimolarci ad alzare lo sguardo e raddrizzare le spalle, e a pensare bene di noi stesse/i.

Cosa succede se prendi questo concetto alla lettera

Molto probabilmente inizierai a darti da fare per ottenere riconoscimenti esterni, da cui poi trarre la considerazione che darai a te stessa/o. 

Ti impegnerai a  percorrere in tempo, e con successo, tutte le tappe ritenute fondamentali per un individuo nel tuo contesto, ti prodigherai nel raggiungimento di risultati straordinari (come il numero di follower sui social) e finalmente sentirai che ottieni perciò vali.

Ed ecco che la tua autostima, come il prezzo del gas, potrà schizzare alle stelle.

Poco importa se sarai stremata/o e ti sentirai distante da te stessa/o.

Inoltre, la stima che traiamo dai nostri risultati è per sua natura fragile ed effimera perché i risultati, a differenza dell’impegno, non sono sotto il nostro controllo.

Siamo fuori pista, e per rientrarci dobbiamo capire la vera origine di quella sensazione che ricerchiamo tanto e a cui diamo il nome di autostima.

La vera origina risiede nel vivere coerentemente con i propri valori senza infrangerli, nell’avere la stessa faccia in pubblico e in privato, nell’ impegnarsi per ciò in cui si crede.

 

Perciò

Se “vuoi avere più autostima”, non indebitarti per comprare una macchina più grande, non ammazzarti di lavoro trascurando te stesso e la tua vita per fare una carriera supersonica, non andare in palestra per ostentare un fisico statuario, non cercare di “pomparti” e autoconvincerti recitando affermazioni allo specchio battendoti il petto come un gorilla maschio alfa.

Piuttosto, inizia a conoscerti. Inizia a chiederti cosa ami e cosa ti rende felice. Inizia a chiederti in che cosa credi e cosa ha valore per te.

E poi inizia ad andare in quella direzione, con coraggio e con tutta l’amorevolezza di cui sei capace.

Accetta i tuoi attuali limiti, le tue paure, le volte in cui non ce la fai, le volte in cui non ti piaci un granché, gli errori che farai. Sostieniti, incoraggiati, stai dalla tua parte.

 

Piuttosto che “devi avere più autostima”, ti direi “impara ad accettare e apprezzare quello che sei, con la fiducia che ogni giorno potrai crescere ed imparare”.

 

E se vuoi impegnarti con te stessa, per accettarti e apprezzarti maggiormente, alleggerisciti delle pressioni interne e esterne. Posso aiutarti con il mio percorso trasformativo:

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Il segreto per far funzionare le relazioni

Il segreto per far funzionare le relazioni

Sono pronta a svelarti tutto ciò che avrei voluto sapere sulle relazioni. Spoiler alert: la comunicazione ha una parte da protagonista in questo.

Il segreto per far funzionare le relazioni

Le relazioni hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita. Probabilmente sarai d’accordo con me e, magari, te ne sei accorta/o in questo periodo più che mai.

Relazioni d’amore, di affetto, di amicizia, di lavoro; quelle che scegliamo e quelle che ci capitano: sono in grado di nutrirci, completarci, farci crescere, sfidarci, sostenerci, darci un senso di appartenenza.

E naturalmente tutto questo non può prescindere dalla qualità della relazione che ognuno ha, per tutta la propria esistenza, con se stessa/o.

 

Ma qual è uno degli elementi più importanti per trarre il massimo dalle relazioni della nostra vita? 

 

L’altro giorno, mentre raccoglievo le idee per un webinar sull‘intelligenza comunicativa, riflettevo su quante relazioni della mia vita, in passato, si siano incrinate o semplicemente non siano state appaganti a causa di una non piena capacità – mia, dell’altro o di entrambi – di comunicare in modo sano, autentico, efficace.

Come esseri umani siamo comunicatori nati: fin dai primi momenti di vita sappiamo far capire molto bene a chi ci circonda cosa vogliamo e di cosa abbiamo bisogno, ben prima di imparare ad esprimerci a parole.

Eppure, ad un certo punto, una volta padroni del linguaggio, crediamo sia sufficiente parlare per farsi capire e capirsi, e per ottenere i risultati che ci aspettiamo nelle interazioni con gli altri. Se non addirittura pensiamo che l’altro dovrebbe capirci, dovrebbe sapere cosa fare e cosa evitare, dovrebbe sapere di cosa abbiamo bisogno, cosa ci aspettiamo e, soprattutto, dovrebbe intuirlo e darcelo!

È capitato anche a te, vero, di sbattere contro il fatto che non funziona così? Quanta frustrazione si prova in quei casi…

Ti invito a pensare per un attimo a quali difficoltà hai incontrato o incontri nelle tue relazioni con gli altri, e a quante di quelle difficoltà si possano ricondurre a una mancanza di “educazione” ad una comunicazione assertiva, autentica, efficace: insomma una comunicazione che lasci le persone arricchite, anche quando in disaccordo, e la relazione nutrita.

Apprendiamo a comunicare in modo inconscio, fin da piccoli, assorbendo gli schemi comunicativi a cui siamo esposti ( e se penso agli schemi comunicativi che si possono apprendere mediamente in  tv non so se mettermi a piangere o disdire ogni forma di abbonamento 😉

 

Torno indietro con la mente e ti parlo di me

 

Se penso alla mia famiglia d’origine,  la gentilezza e il rispetto reciproco si respiravano nell’aria, ma non c’era l’abitudine a parlare di come ci si sentiva, ad esprimere le proprie emozioni e tantomeno a manifestarle apertamente. E questo ha avuto delle conseguenze.

Da ragazza mi sono trovata a mentire per poter godere di alcune libertà che non mi erano concesse, mi sono trovata a marinare la scuola perché non avevo il coraggio di esprimere il mio malessere e le mie difficoltà, mi sono trovata quindi  a “deludere” qualcuno con i miei comportamenti.

E poi, soprattutto, nessuno di noi è stato capace di esprimere la propria paura, la rabbia, il dolore, la speranza, lo smarrimento quando mia mamma si è ammalata, quando si è aggravata, quando soffriva, quando non ce l’ha fatta.

Ma forse ancor più grave, non siamo riusciti ad esprimere apertamente l’amore, la gratitudine per averla avuta e per averla, in ogni momento in cui c’era ancora, e non abbiamo avuto la capacità di ricordare insieme tutti i momenti belli, le gioie, i momenti buffi – la vita che avevamo avuto e che ancora avevamo insieme.

Sono grata anche a questo, perché mi ha permesso di essere ciò che sono

Forse è proprio per questo che il tema delle relazioni umane mi sta così a cuore. Ed è sempre grazie a questo che credo indispensabile dedicare cura e attenzione a ogni interazione umana, specie a quelle più significative, insieme alla nostra volontà di allenarci a comunicare, che significa proprio “mettere in comune” il mio mondo con il tuo.

Comunicare quindi non significa solo “parlare”, tantomeno aspettarsi che gli altri leggano nel pensiero i nostri bisogni e le nostre richieste. È un atto molto più complesso e profondo, ma che possiamo imparare.

 

Un webinar con qualche spunto per migliorare la comunicazione nelle relazioni

 

Se il tema ti  vuoi puoi accedere al webinar che ho tenuto qualche giorno fa  insieme all’amico Claudio Valeri sul gruppo Accademia del Valore: è una chiacchierata leggera, senza la pretesa di risolvere i problemi del mondo 😉 ma potrai individuare alcuni tra i più diffusi errori nella comunicazione interpersonale e alcune chiavi per fare meglio – al lavoro e nella vita.

 

Sarei davvero curiosa di sapere cosa hai riconosciuto di te:

  • cosa inconsapevolmente fai che inficia la tua comunicazione con gli altri?
  • cosa invece fai già bene?
  • e cosa potresti fare, per favorirla ulteriormente? 

 

Eccoti il link al webinar gratuito (se vuoi saltare sigla e intro, vai al minuto 5.30).