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I bisogni, uno dei pilastri della tua felicità (e della Scienza del Sé)

I bisogni, uno dei pilastri della tua felicità (e della Scienza del Sé)

Ti propongo alcune riflessioni sui bisogni e un esercizio per acquisirne maggior consapevolezza 

 

Oggi voglio parlarti di uno dei “fondamentali” della felicità: i Bisogni. 

Da sempre filosofi, pensatori, e ora anche gli uomini di scienza, si sono interrogati su cosa sia la felicità e su quali siano, di conseguenza, gli ingredienti che la compongono.

La visione che sento più mia è quella di “una vita ben vissuta”, ricca di significato, con una direzione a noi allineata, da cui scaturisce un certo benessere generale. C’è chi sembra capace di creare tutto questo facilmente e spontaneamente, ma per la maggior parte di noi serve invece “lavorarci” un po’.

Ma come fare? Le ricette sembrano infinite, ognuno dice la propria e l’unica cosa assicurata sembra essere il disorientamento.

Recentemente sono venuta in contatto con la Scienza del Sé, una nuova disciplina impiegata nell’ambito della crescita personale, che ha riunito tutto ciò che serve conoscere per acquisire una certa consapevolezza di sé e guidarsi verso una vita appagante e vissuta in pienezza Sono temi già molto noti in quest’ambito, ma la novità è che sono stati organizzati in 9 Pilastri (dal Prof. Sandro Formica, docente all’Università di Miami) e con il supporto di articoli accademici e materiali scientifici.

 

I bisogni sono il primo di questi pilastri

 

Che ne siamo consapevoli o no, tutto ciò che facciamo (o non facciamo) é mosso da un bisogno. I bisogni sono qualcosa di universale che tutti gli esseri umani hanno. A seconda del contesto, a seconda della situazione, a seconda del momento, i nostri bisogni variano sia per priorità sia per, diciamo così, assortimento. 

 

I bisogni sono qualcosa che ogni essere umano ha e variano a seconda del contesto e della situazione. Essi attivano e dirigono il nostro comportamento.

 

 

Teorie sui bisogni

 

Sono molti gli studiosi che hanno elaborato una teoria sui bisogni. Uno di questi era lo psicologo Abraham Maslow, che scelse di rappresentare i bisogni su una scala gerarchica, la Piramide nota appunto con il suo cognome. I bisogni di sopravvivenza venivano posti alla base della piramide, mentre quelli di autorealizzazione e trascendenza venivano posti al vertice. 

Esiste poi la teoria elaborata più recentemente da Antony Robbins e la psicoterapeuta Cloe Madanes: tutti gli esseri umani hanno essenzialmente sei bisogni: quattro riguardanti la personalità e due più spirituali. I bisogni individuati da Robbins sono i seguenti: importanza (nel senso di significato), amore ed unione, sicurezza e il suo opposto varietà e, infine i bisogni “dello spirito”, ovvero crescita e bisogno di contribuire a qualcosa di più grande di noi. Questi ultimi sono i bisogni più elevati, che creano il vero appagamento all’individuo.

 

Noi invece utilizzeremo una lista più completa di bisogni ed esigenze, e per farlo troverai un esercizio alla fine dell’articolo.

 

 

I bisogni, nella pratica

 

Il concetto fondamentale è che noi abbiamo bisogno di soddisfare i nostri bisogni. 

Ma il mezzo, la strategia che utilizzerai per soddisfarli farà una grande differenza in termini di soddisfazione e di sostenibilità.

 

Vediamo per esempio l’Amore, che è uno dei bisogni fondamentali di ogni essere umano. Un modo funzionale per soddisfarlo è attraverso le relazioni (amici, famiglia, coppia, figli, ecc.), prendendosi un cane o un gatto, prendendosi cura di qualcuno o di qualcosa. Lo stesso bisogno però potrebbe spingere qualcuno a rimanere in una relazione malsana, o potrebbe spingere un bambino a comportarsi male pur di attirare l’attenzione (e quindi l’amore) dei genitori. 

Quindi il bisogno è sano, ma il comportamento o il mezzo che ho trovato per appagarlo non è altrettanto “sano”, e quindi non è sostenibile nel tempo. 

 

Parlando di bisogni è anche molto comune cadere in una sorta di fraintendimento molto diffuso: siccome io ho un bisogno, tu devi comportarti in un certo modo, o devi astenerti da certi comportamenti pur di soddisfarmelo.

Inutile dire che anche in questo caso la strategia non è sostenibile.

 

Ecco allora cosa possiamo fare 

 

Familiarizzare con i propri bisogni in prima persona significa fondamentalmente tre cose:

  1. imparare a riconoscere ciò che sentiamo
  2. acquisire un vocabolario che ci permetta di dargli un nome  
  3. scegliere cosa possiamo fare per prendercene cura.

 

Qual è il bisogno che abbiamo (adesso, in ogni circostanza)? Qual è il bisogno che ci spinge a fare (o non fare) una certa cosa? Qual è il bisogno che non è soddisfatto in un determinato momento? 

E per fare questo ci vengono in aiuto le emozioni “negative”: molto spesso infatti sono lì proprio per segnalarci che c’è un bisogno non soddisfatto sotto. 

 

Il bisogno è innanzitutto una responsabilità personale (bambini esclusi) , una responsabilità che io ho verso me stessa di capire che cos’è e in che modo funzionale lo posso soddisfare.

 

Questo esercizio ti aiuterà tutte le volte che un’emozione spiacevole ti segnala qualcosa.

 

 

 

Il mio esercizio per individuare i bisogni

Se sei iscritta alla mia newsletter hai già ricevuto la scheda dei bisogni, altrimenti, se vuoi proseguire con l’esercizio ISCRIVITI QUI.

 

Fatto? Eccoci qui di nuovo, pronte per affrontare l’esercizio. 

 

  1. Pensa ad una situazione in cui non ti sei sentita soddisfatta
  2. Guardando la scheda che ti ho inviato, chiediti: quale mio bisogno non è stato appagato in quella situazione? Leggi la tabella e trascriviti bisogni che ti risuonano di più, sicuramente ne troverai diversi. Poi cerca di affinare l’ascolto e restringi il campo a 1-3 bisogni al massimo.
  3. Decidi in che modo vuoi prenderti cura di ognuno di quei bisogni. Cosa puoi fare a riguardo?

In questa prima fase sarà bene prenderti cura personalmente del soddisfacimento di quel bisogno. Successivamente potrai decidere se fare una richiesta a qualcuno, che ovviamente non sarà obbligato ad eseguire! 

(In ogni caso vedremo come allenare la tua capacità di esporre i tuoi bisogni e fare richieste in un prossimo articolo sulla comunicazione empatica).

E adesso, condividi?

Mi piacerebbe che tu condividessi le tue scoperte e riflessioni con me.
Ovviamente non ci aspettiamo di risolvere tutto con questo esercizio, ma è un primo passo di un percorso che affronteremo insieme (e che potrei seguire da casa attraverso gli esercizi di crescita e gli aggiornamenti che riceverai nella mia newsletter). Questo esercizio è fondamentale per acquisire un po’ di familiarità con “ciò che è vivo e vero in te”, come diceva il grande Marshall Rosenberg, padre della comunicazione non-violenta.

 

Un altro aspetto importante per soddisfare i tuoi bisogni in modo sostenibile, sarà tenere conto dei tuoi valori.

Ma questo sarà tema di un ulteriore approfondimento.

 

Un abbraccio, 

Gina

 

 

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Individua l’anti-parola del 2020, un esercizio per riconoscere quando diventi il limite di te stessa

Individua l’anti-parola del 2020, un esercizio per riconoscere quando diventi il limite di te stessa

L’anno nuovo è da poco iniziato e, come di consueto, nel primo periodo si tende a fare bilanci e “pronostici” per l’anno che verrà.

Fa parte delle pratiche di gennaio quindi, definire quale sarà la parola che ci accompagnerà nei mesi a seguire.

Questo esercizio, diventato un trend negli ultimi anni, può esserci d’aiuto per individuare una guida, quasi una sorta di mantra che possa orientare le nostre energie e le nostre risorse durante l’anno.

 

Cerco di spiegarmi meglio

 

Immagina che tu senta che la parola giusta per orientarti nel 2020 sia CORAGGIO. Questo termine diventerà per te uno sprone, un memo, un monito. Nelle situazioni difficili ti tornerà alla mente il coraggio, tingerai con questa sfumatura di coraggio tutte le situazioni in cui sentirai di dover tirar fuori la carica, dove magari restavi ad osservare senza dire la tua, o dove magari eri troppo accondiscendente e non te la sentivi di mettere dei sani paletti. O ancora dove evitavi di proporti per quella collaborazione o per quel progetto per paura di ricevere un rifiuto.

Ecco che, grazie all’individuazione della parola del 2020, sarai in grado di ricordare la rotta da mantenere, nel mare magnum delle possibilità, delle sollecitazioni e degli svarioni emozionali che viviamo quotidianamente.

 

E l’anti-parola allora?



 

Altrettanto interessante è l’individuazione dell’anti-parola dell’anno. L’anti-parola non è altro che la rappresentazione della nostra kryptonite, della dispersione delle nostre energie, della vanificazione dei nostri sforzi e propositi.  Sarà il segnale di allerta a cui porre attenzione, sarà il campanello d’allarme che ci riporterà sulla nostra direzione.

 

E ora, con la dovuta spensieratezza, andiamo a fare questo veloce esercizio per individuare l’anti-parola per il 2020. Pronta?

 

 

  1.  Pensa per un attimo alle situazioni in cui non ti sei piaciuta, non ti sei riconosciuta o hai giocato al ribasso nell’ultimo anno.
  2. Pensa ai momenti in cui quello che hai pensato, detto, fatto o sentito come emozione, è stato lontano dalla meraviglia che sai di essere.
  3. Pensa a cosa ti ha trattenuta dal cogliere le giuste opportunità per il tuo lavoro e per la tua vita.
  4. Cerca la matrice comune, un elemento che tu riscontri in tutte e tre le riflessioni sopra. Riassumile in una sola parola che abbia senso per te (nei limiti del possibile).
  5. Ora la parte divertente. Scrivi la parola su un foglio, fai una bella X rossa sopra, come se fosse soda caustica o veleno per topi: è pur sempre la tua kryptonite! Assicurati che sia evidente anche visivamente. Infine, trova il modo più forte per te per distruggere quel foglio. Fallo in frantumi, buttalo nel water, brucialo: eliminalo dalla tua vita. (questo passaggio è importante, perché nei punti precedenti hai lavorato con la tua mente conscia, ma ora dobbiamo registrare il cambiamento a livello più profondo, e questo piccolo rituale è quello che ci vuole per comunicare con la tua mente subconscia, la parte sommersa dell’iceberg).
  6. Bene!!! Ora ti chiedo di condividere con me la tua anti-parola dell’anno, spiegando come ti è stata d’ostacolo quella parola nelle situazioni citate nelle domande 1, 2 e 3.

 

Sperando che eliminare la tua anti-parola sia stato fortemente liberatorio, ti mando un forte abbraccio!

Gina

 

 

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Siccome ho fretta, parto lentamente  (i 30 minuti più importanti della tua giornata)

Siccome ho fretta, parto lentamente (i 30 minuti più importanti della tua giornata)

Non sono mai stata un “uccello del mattino”, ma piuttosto una nottola. I miei bioritmi naturali mi hanno sempre portata a non fare nessuna fatica a stare sveglia fino a tardi, e a sentirmi invece molto “incollata” e priva di energia al risveglio. Negli anni questa tendenza naturale era andata via via consolidandosi, anche perché per 16 anni ho gestito attività di ristorazione con apertura fino a tarda notte, e per me era più probabile vedere l’alba da ancora sveglia, piuttosto che già sveglia.

A qualsiasi ora puntassi la sveglia al mattino, mi sentivo talmente addormentata che speculavo rimanendo a letto fino all’ultimo minuto possibile, rimandando la sveglia più che potevo, salvo poi alzarmi di scatto, già in ritardo, con l’energia che lo stress spremeva dalle mie povere ghiandole surrenali. Decisamente non un bel risveglio.

 

Quando ad un certo punto ho cominciato a mettere ordine nei miei ritmi, ho iniziato un po’ alla volta a praticare delle attività al mattino che potessero aiutarmi a sentirmi un po’ più “viva” e partire con il piede giusto: era un desiderio, ma anche una necessità, dato che avevo una figlia da portare alla scuola materna e non potevo certo, tra le due, essere io quella capricciosa e assonnata che non voleva alzarsi dal letto.

Tutto è iniziato con il muovere il corpo prima di qualunque altra cosa. Non sapevo che stavo iniziando a costruire un’abitudine, un rituale che sarebbe andato via via evolvendo, modificandosi, rallentando a volte, in alcuni momenti di ribellione alle mie stesse regole, ma che sarebbe gradualmente diventato parte integrante di me. Naturale e irrinunciabile come lavarsi i denti alla sera.

Lo scopo che mi prefiggo con la mia routine del mattino, e i benefici che anche tu puoi aspettarti di ottenere creandone una in linea con i tuoi gusti e con le tue preferenze, sono questi:

 

  • Attivare il corpo e innalzare l’energia

Ricordiamoci che, di default, io sono sempre una nottola e i primi momenti del mattino sembro più un Walking Dead che la donna vitale e sorridente che sono di solito 😉

I benefici del riattivare il corpo dopo il riposo notturno sono noti: dal riattivare la respirazione, innalzare il battito cardiaco e riattivare la circolazione sanguigna e linfatica, ossigenare il cervello per una maggior lucidità mentale fin da subito, significa far ripartire tutte le funzioni che ci servono per essere efficaci, energetici e “affamati”, di cibo e di vita, prima fare una bella colazione e partire con le nostre attività.

  • Indirizzare i pensieri verso l’apprezzamento di ciò che c’è di buono nella mia vita.

Non so se capita anche a te, ma le nostre menti al risveglio, se non indirizzate, scattano subito a pensare a quello che dobbiamo fare, ai doveri, ai compiti, alle attività da svolgere, ai progetti non conclusi, agli obbiettivi non raggiunti,  a cose, persone e situazioni che vorremmo e che non sono (ancora?) presenti nella nostra vita, ai problemi in corso che non sappiamo come risolvere, al tempo che sembra non bastare mai. Tale attività è estenuante ed è comprensibile se l’unica cosa che ti vien voglia di fare è tornare nel confortevole abbraccio di lenzuola e cuscini, o se ti trascini svogliatamente verso la tua prima moka e siga, senza le quali-dici- non connetti.

L’obbiettivo non è quindi di negare la situazione attuale, ma di riconquistare uno sguardo più obbiettivo sulla nostra vita, notare tutto ciò che diamo per scontato e risvegliare il sentimento di Gratitudine e il senso di abbondanza per tutto ciò che è presente, o c’è stato.

 

  • Stabilire le vere priorità della giornata e creare chiarezza e slancio

Quando ci concentriamo solo sul COSA dobbiamo fare la lista è sempre lunghissima e, al di là della soddisfazione di poter apporre alcuni segni di spunta al lungo elenco, normalmente il senso di appagamento a fine giornata non è data da quante cose abbiamo fatto, ma dal SENSO che quelle cose hanno per noi, dai benefici che hanno creato o creeranno, dall’allineamento di quelle attività con i nostri valori (ciò che è importante) e con i progetti che ci stanno davvero a cuore.

Siccome è impossibile fare tutto (ma questo sono certa che lo sapevi già 😉 ) è fondamentale sentirti progredire nelle cose importanti, e dedicare tempo ed impegno per portare avanti quelle, insieme a tutto il resto delle cose che non possiamo evitare.

 

  • Stabilire a che ora finirò di lavorare (ahia… qui non sono ancora molto brava, lo confesso, ma continuo ad allenarmi) e quali “cose belle” farò per me durante la giornata(qui invece vinco l’Oscar 😉

Se mettiamo la carota davanti all’asino per fargli tirare il carretto, e poi non gliela diamo mai – o peggio ancora, non gliela facciamo neanche vedere e continuiamo a frustarlo per convincerlo ad andare avanti, prima o poi l’asino si inchioderà, o cadrà a terra esausto. Questo lo capiamo tutti, ma non ci accorgiamo che spesso pretendiamo da noi la stessa cosa, spremendo le nostre energie fino all’esaurimento, come se il premio dovesse essere solo alla fine. Ma alla fine di cosa…?

Il nostro cervello ha bisogno di sapere quando potrà “staccare” dagli impegni, ha bisogno di registrare cose piacevoli e ricompense regolarmente, per essere stimolato ad aiutarci in quello che vogliamo creare. Inoltre se non fissiamo un termine entro il quale intendiamo dedicarci ad altro, rischiamo di occupare di doveri tutto il tempo disponibile, rubandolo a noi stessi e ai nostri affetti.

Vediamo quindi, per ogni scopo, il dettaglio delle attività:

  1. Svegliarsi! : io, come facevano le nonne, uso l’acqua fredda: che sia lavare mani e viso con l’acqua gelata, o fare le frizioni fredde sul corpo (che dev’essere caldo!!) l’acqua è per me il primo passo verso un risveglio pieno di energia.

Tempo: 2 minuti

 

  1. Respirazione: è uno degli aspetti che sottovalutiamo e penalizziamo di più durante una giornata piena di attività. Per partire bene almeno al mattino sono molti gli schemi di respirazione che puoi utilizzare. Io ti suggerisco di partire con questo, che è estremamente semplice: puoi camminare per casa, o fuori se ti è possibile, inspirando in 4 tempi dal naso ed espirando in 4 tempi dalla bocca. Quando inspiri alza le braccia e spingi le mani ritmicamente verso l’alto, e quando espiri lasciale cadere lungo il corpo, o spingi le mani verso l’esterno. Mettici energia!

Tempo: 3-5 minuti

 

  1. Movimento: da ormai più di 17 anni, pratico i 5 Tibetani perché a me piacciono molto (su youtube trovi un sacco di video che ti mostrano la corretta esecuzione, per esempio questo https://youtu.be/Zr_2sk77sZo) ma questa è semplicemente la mia personalissima scelta. Potresti voler mettere su un po’ di musica e attivare il corpo ballando, o fare per 5 volte 1 minuto di Jumping Jacks https://youtu.be/iSSAk4XCsRA o 5 volte 30 squat dopo aver fatto 5 minuti di riscaldamento, per sentire il tuo corpo riattivarsi, il tuo sangue circolare, la tua energia aumentare piacevolmente. Io, se posso, faccio un mix di tutto questo.

Tempo: 10-20 minuti, ma anche nelle giornate più frenetiche, almeno 5 minuti intensi.

 

  1. Gratitudine: mi metto tranquilla, seduta a gambe incrociate, sentendo l’energia che si muove ancora nel corpo e il battito e il respiro che si normalizzano, e rivolgo la mia attenzione a tutto ciò di cui posso essere grata. Inizio dalle persone e cose più vicine e, in una sorta di spirale che parte da me e si allarga, comprendo cose, persone, sentimenti ed eventi più distanti, nello spazio o nel tempo. Inizio da mia figlia, il mio compagno, ogni componente della mia famiglia, mi concentro sull’amore che do e ricevo, la salute, il mio corpo, la casa, gli amici, il mio lavoro, i clienti, la mia città, la tecnologia di cui dispongo e che mi permette di fare colazione insieme a Tony Robbins, Joe Dispenza o Alessandro d’Avenia… Non hai idea di quante cose abbiamo di cui essere grati se solo scegliamo di farlo, anche quando le cose non vanno come vorremo, o come avremmo bisogno che andassero. Concentrati su quello che c’è, prima. Cambia tutto.

Tempo: 3-5 minuti

 

  1. Focus: mi concentro sulle 3 priorità della giornata (spesso le fisso già alla sera, e le rivedo alla mattina) e sul perché è importante per me portarle avanti. Mi “vedo”, immagino, me stessa fare quelle cose con soddisfazione, portarle a termine con facilità, sento le emozioni che corrispondono a quei raggiungimenti.

In una lista a parte, metto per iscritto tutti i “to do”, le quisquilie che altrimenti si portano via la mia attenzione, così da restare concentrata su ciò che è più importante. Me ne occuperò durante la giornata, intervallandole alle priorità.

Io utilizzo sempre qualche supporto, di solito cartaceo perché lo preferisco. Quest’anno sto utilizzando il 5 Second Journal, una sorta di agenda creata da Mel Robbins, una delle speaker motivazionali americane che amo di più. Ci aggiungo dei dettagli che a mio avviso mancano, e faccio in modo che sia come piace a me.

Tu puoi utilizzare un’agenda, un quadernetto, un’applicazione delle tante che esistono, o creare una struttura tua, con dei campi da riempire, e utilizzare quella ogni mattina.

Tempo: 3 minuti

  1. Super colazione…e via!

Se anche tu come me sei di quelli che, come me, non ha mai avuto fame al mattino, prova a vedere cosa succede al tuo appetito dopo una routine del genere 😉

Tempo: 15 minuti (ma io in questo sono ufficialmente un bradipo)

 

Tutto questo non mi prende mai più di 20-30 minuti (+ la colazione) e mi procura benefici non solo immediati, ma che si capitalizzano in modo incrementale nel tempo.

Capiamoci su una cosa: continuo ad essere una nottambula, e continuo a sentirmi, quando suona la sveglia, come se venissi scaraventata sul pianeta Terra da un’altra galassia, ma la differenza ora è che il mio corpo, la mia mente e il mio spirito, dopo qualche indispensabile minuto di raccoglimento nel letto, desiderano attivarsi grazie alle abitudini che ho creato e che moltiplicano il mio benessere. Un miracolo, insomma.

Dopo un periodo di rodaggio e fino a quando le tue abitudini non saranno consolidate, potrà essere importante anche per te, se ami la varietà come me, ricercare e sperimentare spesso nuove routine che ti forniscano lo stesso risultato: ritrovare ogni mattina l’ispirazione, l’energia e il focus per vivere pienamente e in modo produttivo le 24 ore nuove di zecca che ti sono appena state regalate.

Un ulteriore motivo per cui essere grati.

 

Spero che questa lettura ti abbia fornito lo stimolo e la curiosità di testare alcune di queste attività. Forse alcune ti potranno risultare un po’ innaturali all’inizio: ti invito a non sforzarti, ma a darti allo stesso tempo la possibilità di abituare il tuo cervello a creare una nuova “strada” che dopo qualche giorno comincerà a risultare più facile da praticare, fino a diventare piacevole, e poi irrinunciabile. Alcune cose invece potrebbero non essere proprio nelle tue corde: benissimo, lascia stare e trova quello che è in linea conte, crea il tuo modo di attivare tutte le tue migliori energie fin dal mattino, e trova come farlo in modo piacevole e divertente.

Non fidarti di quello che dico 😉  Sperimenta. E fallo #amodotuo.

Grazie per aver letto fino a qui.

Se ancora non l’hai fatto, ti invito a scaricare gratuitamente la mia guida in formato eBook “I nemici del tuo successo personale, e come avanzare ugualmente”. Ti basta essere iscritto alla mia Newsletter (puoi farlo da qui, https://bit.ly/2MvdAYC  ) e lo riceverai direttamente sulla tua mail.

Buona routine del mattino!