fbpx
Donna selvaggia, abbraccia la tua natura

Donna selvaggia, abbraccia la tua natura

La donna selvaggia, la donna “naturale” giace, più o meno sopita, dentro di noi, in attesa di essere risvegliata.

donna selvaggia, abbraccia la tua natura

Prima dell’articolo “Donna selvaggia, abbraccia la tua natura”, leggi qui ⤵️

Disclaimer: in ciò che scrivo e nel mio lavoro mi rivolgo prevalentemente alle donne, ma non solo. Scrivo al femminile perché, per ora, non mi piace riempire il testo di asterischi o simboli vari e sono certa che gli uomini capiranno. D’altronde fino ad oggi abbiamo letto sempre tutto al maschile senza prendercela, perciò siamo sicure che anche voi potete fare lo stesso.😉

L’archetipo della donna selvaggia
 

Come sarebbe se ogni giorno fossimo in contatto con una parte di noi piena di energia e creatività, di capacità di adattamento e resistenza agli urti, una parte vitale, ispirata e ispiratrice, saggia e sintonizzata con la natura?

 

Queste sono solo alcune delle caratteristiche femminili ancestrali, a cui possiamo attingere se sappiamo fare ritorno all’archetipo della donna selvaggia, la donna “naturale” che giace, più o meno sopita, dentro di noi, in attesa di essere risvegliata.

  

Che fare per risvegliare il femminile selvaggio e soprattutto, perché mai dovremmo?

A vivere disconnesse dalla forza ancestrale della donna selvaggia, ne risente il nostro corpo, la nostra salute, la capacità di auto guarigione – oltre che la capacità di orientarci nelle scelte della nostra vita.

Ne risentono le nostre emozioni e  anche la psiche: dipendenze, depressioni e perdita di senso sono purtroppo all’ordine del giorno nella nostra società.

Riconnettersi al nostro femminile selvaggio ci permette di sintonizzarsi con una forza naturale che spesso non sappiamo nemmeno di avere. 

Innanzitutto, impariamo a riconoscerla

Ma quali sono le caratteristiche della “donna selvaggia” e come siamo invece quando siamo disconnesse da quella straordinaria fonte di energia, vitalità e potere personale?

 

C’è qualcosa di magico in una donna quando è nel suo potere. In lei c’è passione, ha fiducia in se stessa, è giocosa, creativa, sensibile, intuitiva, compassionevole. In lei traspare una primitiva bellezza, indipendentemente dall’età o dalle sue caratteristiche fisiche.

 

Quando una donna riconosce e incorpora il suo potere è fiera e piena di grazia, sa quando essere instancabile e determinata e quando invece lasciar andare, rallentare e prendersi cura di sé. È in contatto con la sua saggezza e si fida della sua intuizione.

 

Se la lasciamo andare, si spegne la nostra energia

Al contrario, quando una donna ha perso il contatto con il suo potere naturale, quello della “donna selvaggia”, è insicura, dubita di se stessa, ha difficoltà a mettere confini e farli rispettare, e cade facilmente in comportamenti manipolativi, passivo-aggressivi o si sforza di compiacere gli altri per ottenere ciò di cui ha bisogno e che non riesce a richiedere in modo assertivo. 

 

Può cercare approvazione “fuori” quando l’unica approvazione di cui ha bisogno è la propria.

Può essere sprovveduta, timida o diventare aggressiva, come se avesse difficoltà a dosare quel fuoco che è parte della sua natura.

È giudicante, verso se stessa e verso gli altri, con cui si paragona costantemente, uscendone a volte vittoriosa e a volte sconfitta- ma sono due facce della stessa medaglia.

 

È come se la luce dentro di lei si fosse smorzata, o spenta e lei cercasse disperatamente nuovi modi per riattivarla. Ma le cose materiali, o le altre persone, non possono farlo per lei.

 

È come se ci fosse un vuoto, un’emorragia energetica che tenta di riempire con cibo, relazioni, dipendenze- anche socialmente accettate e apprezzate come superlavoro, esserci sempre per tutti – tranne che per sè- raggiungere obiettivi che le portano lustro e onore. Ma quel vuoto resta lì.

 

Giudica se stessa, le sue idee, il suo operato, il suo corpo, il suo look, le sue emozioni, le sue paure. E, per questo, sente di non potersi mostrare integralmente, e nasconde parti di sé. Che fatica!

 

La riconnessione con la donna selvaggia

 

Per ritrovarsi, lei dovrà riconnettersi alla terra, alla natura, di cui è sempre stata custode e protettrice, e che è sempre lì, pronta a nutrirla e far scorrere nuovamente linfa vitale nelle sue vene.

E dovrà cercare dentro di sé ciò che le manca: il contatto con se stessa e con il suo spirito.

 

Ridiventare selvaggia non significa andare in giro con i capelli grigi e in disordine come una strega e le unghie sporche di terra (a meno che non ti piaccia così! 😉 ): significa entrare più in contatto con la propria natura, con il corpo,  il cuore, l’anima e ricordare, infine, il tuo sé autentico.

 

Per poterlo fare, serve

  • iniziare ad accettare ogni parte di sé (l’ho scritto anche in questo post), 
  • avere delle pratiche per ritrovare il proprio centro, il proprio radicamento, 
  • e riconoscere, fra tutte, il suono della propria voce.

Ora ti suggerirò due pratiche che ti aiuteranno proprio in questo.

 

La prima via: mettere in luce ciò che non ami di te e imparare ad amarlo

 

Iniziare ad amare noi stesse in tutta la nostra interezza e “traslocare dalla testa al corpo” sono le due vie che sinergicamente ti riporteranno a rivivere l’energia e la potenza della tua donna selvaggia.

Parlati in modo autentico e sincero

Per ritrovare la tua voce, la tua intuizione, la tua guida interiore, è necessario che tu sappia riconoscere la tua verità. Questo significa non nascondere a te stessa le tue emozioni e i tuoi sentimenti. Una volta riconosciuti e integrati, inizierai a essere integra e autentica anche con gli altri e nelle varie situazioni della tua vita.

 

Ecco alcune domande che ti aiuteranno in questo processo:

di cosa mi vergogno?

cosa sto negando?

per cosa mi sento in colpa?

cosa non funziona per me?

cosa non vorrei mai che gli altri sapessero/vedessero di me?

 

Rispondi per iscritto a queste domande, fanne un’abitudine per un po’ di tempo e semplicemente riconosci quello che emerge. Non giudicare, non voler “aggiustare”, modificare o cambiare.

 

Tenere nascoste quelle verità ti costa un sacco di energie, perciò riconoscile a te stessa, permetti loro di salire in superficie e di fluire, perdendo così la loro intensità e il loro potere.

 

 

La seconda via: riconnetterti alla tua donna selvaggia

 

La seconda via è trovare, o ritrovare, delle attività che ci permettano di sentirci vive, sentire il corpo così tanto da non riuscire a sentire più il brusio dei pensieri.

 

Le domande  da farti qui sono molto semplici:

cosa mi fa sentire viva?

cosa mi fa sentire autenticamente bene?

quando mi sento veramente io?

 

A volte le risposte potranno indicarti attività relativamente semplici da fare, come danzare, abbracciare gli alberi, fare passeggiate in natura o fare un giro in bici o in canoa.

 

Altre volte potranno metterti davanti al fatto che hai lasciato indietro una parte di te, che forse desiderava o amava viaggiare da sola, o fare rafting sui fiumi, o fare lunghe passeggiate a cavallo o scendere nelle viscere della terra e visitare le grotte.

 

Allora ti chiederai come riavvicinarti, con garbo e tutte le protezioni che senti necessarie, a quelle attività o imprese.

 

Io ho avuto diversi richiami in questo senso, tanto che nel momento in cui scrivo sto per partire per il Marocco in un viaggio on-the-road con alcune amiche (e al mio ritorno non mancherò di raccontarti!)

 

Queste sono solo due delle tante pratiche che ti possono aiutare a riconnetterti alla tua donna selvaggia, integra, libera e nel suo potere.

 

Se vuoi lavorare su questi temi puoi contattarmi.

Resta in contatto con te stessa

Come sempre conoscere se stessi è la base sulla quale costruire una vita più felice e in linea con sé, che si tratti di relazioni, scelte professionali, la creazione di una nuova impresa o trovare un hobby in cui incanalare la nostra passione e i nostri talenti.

 

Ascolta te stessa: se senti il bisogno di tornare a liberare la tua energia, tornando alla tua natura di donna selvaggia non esitare a contattarmi. Creeremo il tuo percorso trasformativo, per ridare luce alle tue  caratteristiche e alla tua unicità.

Gina Abate non devi sentirti bene per forza

Sono Gina Abate, Coach, Mentore e Formatrice.

Ti aiuto a riallinearti con te stessa per far emergere la chiarezza, il coraggio e l’energia necessari per realizzare i tuoi desideri e progetti. Con amorevolezza verso di te e con una ritrovata Leggerezza. 

Parlo di questo e di altri temi di crescita ed efficacia personale nella mia Newsletter mensile.

Dove vai, se l’autostima non ce l’hai…

Dove vai, se l’autostima non ce l’hai…

Autostima e altri miti. Scopriamo come difendersi dai luoghi comuni della crescita personale.

Dove vai, se l'autostima non ce l'hai...

Se vuoi puoi!

Devi crederci!

Devi uscire dalla tua zona di comfort!

Ma soprattutto…”Devi avere più autostima!”

e se non fai tutto questo, la peste ti colga!

Se mi conosci o hai già letto qualche altro mio post, sai che mi piace sottolineare quanto mi senta lontana da molti dei luoghi comuni della crescita personale e di un certo tipo di formazione  e di quanto possa essere dannoso prendere queste incitazioni per oro colato.

 

Ma vediamo alcuni luoghi comuni…

 

1) Se vuoi puoi

Gemella eterozigota di Volere è potere

Volere non è potere. Volere è volere. 

Certamente è la miccia per poter iniziare a fare qualcosa. Ma non è certo garanzia di successo.

Ti è mai capitato di volere più denaro, una salute migliore, un lavoro più gratificante o una relazione più appagante? O magari semplicemente meno cellulite, più capelli, meno chili (per non parlare degli anni).

Eppure, sono certa lo avrai constatato anche tu, che il volere queste cose non ti ha anche reso/a automaticamente capace di ottenerle.

 

L’intenzione positiva

L’intenzione positiva di questa affermazione è darti una sorta di sveglia, una cosa del tipo : “ehi, se fino ad oggi pensavi che alcune cose fossero fuori dalla tua portata, forse potresti scoprire che non tutte lo sono.” Difatti, se qualcosa è nei tuoi desideri e nelle tue corde e sei disposto/a ad impegnarti, sicuramente potrai fare dei grandissimi passi avanti! Non è detto che centrerai il bersaglio (e non è quella la cosa più importante), ma sicuramente scoprirai nuove cose su di te e qualcosa di buono ti porterà.

 

Cosa succede quando prendi questo concetto alla lettera

Quando credi a questa affermazione, il tuo focus è sul volere. Perciò se ti trovi a mancare uno dei tuoi obiettivi o propositi, ti viene detto – o dici a te stessa/o- che “non lo volevi abbastanza”. Ma quanto cacchio la dovresti volere una cosa?

Forse il problema non è quanto la vuoi, ma sta da tutt’altra parte, e concentrarti per volerla 10 volte di più non ti servirà a nulla.

Le persone vogliono quello che vogliono, tu e io comprese

Il punto è scegliere, decidere e impegnarsi. Non conosco nessuno che, impegnandosi, non abbia fatto dei progressi significativi in qualcosa.

Quindi se vuoi partecipare a Sanremo come cantante, cosa che oggi peraltro non dice nulla sulla tua bravura, non è detto che potrai farlo. Ma sicuramente impegnandoti e allenando le tue capacità canore, le migliorerai. That’s it!

 

 

2) Devi crederci

…è come quando diciamo a qualcuno “ti devi fidare”.



O credi, o non credi. O ti fidi, o non ti fidi.

Certo puoi cambiare idea sulle cose, puoi acquisire nuove informazioni, puoi vedere la situazione sotto altri punti di vista, puoi iniziare a credere qualcosa di diverso. Ma l’esortazione “devi crederci” quando non riesci a crederci, non farà altro che aumentare la tua frustrazione.

 

L’intenzione positiva 

Cosa c’è di vero, qual è l’intenzione positiva di questa frase?

Che se non credi possibile qualcosa per te, probabilmente non farai le azioni che ti portano a quel risultato. Che c’è una relazione tra ciò che credi e pensi, come ti senti, e come ti comporti. Che se non sei soddisfatto di come ti comporti o dei risultati che hai, sarà utile diventare consapevole di quelle che sono le tue convinzioni e credenze.

Ma l’esortazione “devi crederci” somiglia molto a “sii spontanea!” Forzarsi a credere non è credere, come forzarsi di essere spontanei non corrisponde a esserlo.

 

Cosa succede quando prendi questo concetto alla lettera

Succede che, anche qui, la tua attenzione e i tuoi sforzi saranno sul credere, come se mettendoti nella posa di Hulk e digrignando i denti tu potessi aumentare esponenzialmente il potere di credere nelle tue capacità o nel fatto che un evento si possa verificare.

Suggerirei piuttosto di accorgerti che sì, quello che crediamo o non crediamo vero o possibile influenza le nostre percezioni, le nostre scelte e quindi la nostra vita. E quindi sarà un lavoro importante accorgerti di quali siano le convinzioni che sostengono il tuo benessere e la buona riuscita dei tuoi progetti, e quali invece li ostacolano. E da lì si può iniziare a lavorarci. No, non con la posa di Hulk. 😉 

 

3) La zona di comfort

Per quanto riguarda la famigerata zona di comfort, devi sapere che qualsiasi impresa, dalla più piccola alla più grande, non è stata compiuta “fuori dalla zona di comfort” di chi l’ha portata avanti, ma “in comfort”. Il nostro cervello non vuole stare scomodo, vuole lavorare risparmiando energia, perciò il meta messaggio che ti dice che per combinare qualcosa devi necessariamente soffrire, non dice il vero. Infatti,  il nostro cervello cercherà sempre di evitarci quella sofferenza, facendoci così rimanere fermi ai blocchi di partenza o portandoci a qualche auto-sabotaggio lungo la strada.

 

L’intenzione positiva

L’intenzione buona è quella di farti capire che se la tua zona di comfort è il divano di casa tua, sarà difficile (anche se non impossibile) fare grandi cose da lì. 

Di vero c’è che se facciamo sempre le stesse cose, che ci sono comode, familiari, abituali, ci perdiamo un mondo di altre possibilità

Di vero c’è pure che una vita guidata solo dalla sicurezza e dall’evitamento di qualsiasi rischio, probabilmente è ben poca vita.

 

Cosa succede se prendi questo concetto alla lettera

Succede che la vita diventa una guerra, le imprese diventano battaglie, gli altri- ma soprattutto i tuoi attuali limiti, divengono dei nemici da annientare. Ma secondo te, se fai la guerra a delle parti di te, potrai mai vincere? No, perché una guerra implica danni e vittime, e se l’avversario è una parte di te, avrai comunque perso. Succede che te ne vai in giro come i “soldati fantasma giapponesi” che, anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, continuavano a stare rifugiati nella jungla armati fino ai denti, rifiutandosi di arrendersi. Succede che non ti godi il viaggio, ma soffri finché non arrivi all’obiettivo. E se non arrivi? Indovina.

 

Quindi

Quello che dobbiamo capire è che, per darci maggiori possibilità e se vogliamo aumentare le nostre probabilità di successo nel lungo periodo, la nostra zona di confort va allargata, arricchita, espansa, con rispetto, coraggio e amorevolezza. Non dobbiamo vivere fuori dalla zona di confort, ma piuttosto ampliarla per avere una vita più ricca e piena, se è questo che desideriamo.

Dobbiamo rendere familiare, facile, normale quello che non lo era, e non fare la guerra a noi stessi pensando di poter stare perennemente scomodi.

 

Per un triatleta quegli sforzi sono la sua zona di comfort. Non la tua, o la mia. Ma la sua sì.

Per un imprenditore seriale, intraprendere è la sua zona di comfort.

Per un fannullone incallito, la sua zona di comfort è il divano, o il bar.

 

Perciò avrebbe più senso dire:

“Scegli con cura la tua zona di comfort perché le tue azioni origineranno da lì”

E se è importante sapere che quando ti approcci a qualcosa di nuovo sentire un po’ di attrito farà parte del processo, è anche cruciale ricordare che andare contro la tua natura non ti renderà più efficace, e nemmeno più felice.

 

 

4) Devi avere più autostima

La definizione di autostima è “la distanza tra il sé percepito e quello ideale” ovvero tra come pensi di essere e come desideri essere. Io però credo che sia più corretto definirla come la distanza tra quello che pensi di essere e quello che pensi di dover essere.



“Dover essere”, non senti anche tu come puzza di fregatura?

Eppure basta guardare qualsiasi spot pubblicitario per capire che come sei non vai bene, e che dovresti sempre essere in qualche altro modo (normalmente grazie al loro prodotto!). Inadeguatezza vendesi. Anzi, regalasi!

Stimare significa misurare, il che già ci mette davanti all’assurdo compito di misurare il valore di un essere umano.

Quindi la mia auto-stima è la misura che faccio di me stessa/o in base a quello che penso che dovrei essere, rispetto a quello che sono. Si salvi chi può. 😉

L’intenzione positiva

Immagino che l’intento “sano” che si nasconde in questa esortazione voglia metterci in guardia dal dis-amore per noi stessi, che voglia suggerirci di non parlare male di e a noi stessi, di non svalutarci perché da quello che crediamo di noi dipende ogni nostra scelta nonché la nostra auto-efficacia. Immagino che voglia stimolarci ad alzare lo sguardo e raddrizzare le spalle, e a pensare bene di noi stesse/i.

Cosa succede se prendi questo concetto alla lettera

Molto probabilmente inizierai a darti da fare per ottenere riconoscimenti esterni, da cui poi trarre la considerazione che darai a te stessa/o. 

Ti impegnerai a  percorrere in tempo, e con successo, tutte le tappe ritenute fondamentali per un individuo nel tuo contesto, ti prodigherai nel raggiungimento di risultati straordinari (come il numero di follower sui social) e finalmente sentirai che ottieni perciò vali.

Ed ecco che la tua autostima, come il prezzo del gas, potrà schizzare alle stelle.

Poco importa se sarai stremata/o e ti sentirai distante da te stessa/o.

Inoltre, la stima che traiamo dai nostri risultati è per sua natura fragile ed effimera perché i risultati, a differenza dell’impegno, non sono sotto il nostro controllo.

Siamo fuori pista, e per rientrarci dobbiamo capire la vera origine di quella sensazione che ricerchiamo tanto e a cui diamo il nome di autostima.

La vera origina risiede nel vivere coerentemente con i propri valori senza infrangerli, nell’avere la stessa faccia in pubblico e in privato, nell’ impegnarsi per ciò in cui si crede.

 

Perciò

Se “vuoi avere più autostima”, non indebitarti per comprare una macchina più grande, non ammazzarti di lavoro trascurando te stesso e la tua vita per fare una carriera supersonica, non andare in palestra per ostentare un fisico statuario, non cercare di “pomparti” e autoconvincerti recitando affermazioni allo specchio battendoti il petto come un gorilla maschio alfa.

Piuttosto, inizia a conoscerti. Inizia a chiederti cosa ami e cosa ti rende felice. Inizia a chiederti in che cosa credi e cosa ha valore per te.

E poi inizia ad andare in quella direzione, con coraggio e con tutta l’amorevolezza di cui sei capace.

Accetta i tuoi attuali limiti, le tue paure, le volte in cui non ce la fai, le volte in cui non ti piaci un granché, gli errori che farai. Sostieniti, incoraggiati, stai dalla tua parte.

 

Piuttosto che “devi avere più autostima”, ti direi “impara ad accettare e apprezzare quello che sei, con la fiducia che ogni giorno potrai crescere ed imparare”.

 

E se vuoi impegnarti con te stessa, per accettarti e apprezzarti maggiormente, alleggerisciti delle pressioni interne e esterne. Posso aiutarti con il mio percorso trasformativo:

IL CAMMINO DELLA LEGGEREZZA

Ritrova lo slancio e riparti da te

Prenota oggi la tua iscrizione: la prossima edizione è in partenza l’11 di ottobre!

Ti racconto perché fotografo i tramonti

Ti racconto perché fotografo i tramonti

Le cose che fai, anche quelle apparentemente banali, ti possono rivelare qualcosa di importante su di te, come i tuoi Bisogni e Valori. Ecco cosa mi ha rivelato la mia passione per i tramonti. 

Non ricordo bene quando sia iniziato. Probabilmente da bambina, insieme alla mia passione per la Natura e per gli animali. Probabilmente ho imparato ad amarli ancora di più quando d’estate cenavamo tutti insieme in poggiolo e ne potevo ammirare la bellezza circondata dall’amore di mamma e papà, o quando restavamo in spiaggia fino a tardi immersi in quella atmosfera un po’ sospesa. Forse le vacanze al mare e i posti esotici visitati, con profumi, colori e sensazioni nuove, hanno aumentato questa mia passione. E certo, qualche passeggiata lungomare al crepuscolo mano-nella-mano li avrà resi ancora più indelebili nel mio archivio emozionale.

Fatto sta che ho sempre amato i tramonti e che appena posso cerco di catturarne la bellezza non solo con gli occhi, ma anche con le mie – sebbene scarse- capacità fotografiche. Ma si sa, quando il soggetto è bello, il fotografo può anche non eccellere.
Non ci avevo mai riflettuto, è semplicemente una cosa che amo fare. Ma proprio scrivendo e lavorando sul tema dei Bisogni, uno dei 9 Pilastri della Felicità secondo la Scienza del Sè, ho compreso le radici profonde di questo mio gesto: fotografare tramonti è un modo di nutrire alcuni  dei miei bisogni e valori fondamentali. 

I tramonti sono vari e sono unici.

Il tramonto è una grande espressione di varietà. La Natura non fa fotocopie e difficilmente possono esistere due tramonti uguali. A seconda della stagione, della presenza o assenza di vento o di nuvole, della temperatura, si creano colori e forme imprevedibili e sempre nuovi. A Trieste, dove vivo io, il sole tramonta sul mare e questo offre ulteriore varietà per l’osservatore. Il mare che accompagna il tramonto può essere agitato, calmo, con le onde più o meno alte e rumorose e tutti questi fattori mischiati tra loro creano ogni volta uno spettacolo unico

I tramonti sono pieni di meraviglia.

Nei tramonti vedo un’infinita bellezza, che per me è sia un valore che un bisogno. Credo che la bellezza abbia il potere di farci stare bene perché credo contenga l’idea di  bene, di “buono”, di armonia come gli antichi Greci ci insegnano. È un linguaggio universale, che travalica tempi, culture e situazioni; è lì per noi, e tutti ne possiamo godere e lo possiamo comprendere. Fa bene al cuore.
Ecco perché fotografo e condivido, per diffondere la bellezza che vedo, e non tenerla per me, nella certezza che a qualcuno quel bello farà bene.

Esprimono amore e unione.

Nella bellezza della natura di cui il tramonto è espressione, io ci vedo l’amore, la presenza dell’energia universale, di quell’”essenza”, quel divino. Insomma di quel qualcosa di più grande di noi che si dona senza chiederci niente in cambio e che in quei momenti diventa palpabile. Il sole è per me una delle espressioni più grandi dell’amore incondizionato: ci regala luce e calore, che sono assolutamente indispensabili per la nostra vita, esattamente nella misura in cui arrivano. Ci hai mai pensato? Se sulla Terra ci fossero 10° in più rispetto alle massime attuali o 10° in meno rispetto alle minime, probabilmente diventerebbe un luogo inospitale e non esisterebbero più le condizioni necessarie alla vita. Nei tramonti, quindi, riscontro questo amore incondizionato, e allo stesso tempo un grande equilibrio.

I tramonti sono anche un mezzo per  vivere un senso di amore e connessione con me stessa e con il tutto. 

E il bisogno di amore e unione è un altro dei bisogni fondamentali di ogni essere umano. Me e te comprese.

Nei tramonti c’è sicurezza.

Non è forse rassicurante vedere il sole che tramonta con la fiducia che domani mattina sorgerà di nuovo? Magari sarà coperto dalle nuvole, ma in ogni caso ci sarà un nuovo giorno, tornerà la luce e questa è una sicurezza fondamentale, di cui ogni essere umano ha bisogno.

Infondono pace.

I tramonti mi infondono un senso di pace. Vedere il sole abbassarsi lentamente all’orizzonte fino a scomparire inghiottito dal mare, mi trasmette una calma profonda che rimane con me a lungo. Il respiro rallenta, i pensieri si placano; le tensioni e gli affanni della giornata si scaricano e si crea maggior spazio per accogliere il nuovo.

E ora, consapevolizza qualcosa per te.

Possiamo fare ogni cosa in modo veloce, distratto e inconsapevole, o soffermarci e assaporare, comprendere, nutrirci.

Riconoscere i tuoi valori, così come individuare i tuoi bisogni ed i mezzi che usi per appagarli, sono aspetti importanti per la consapevolezza di chi sei veramente e per orientare le tue scelte, per questo ne sto scrivendo in questo blog. 

In ogni cosa che fai (o che non fai) c’è il tentativo di soddisfare i tuoi bisogni, ed è fondamentale che tu lo faccia rispettando i tuoi valori, altrimenti la tua soddisfazione e la stima che hai di te stessa ne risentiranno. Le due sfere si devono muoversi all’unisono, ed è solo nostra la responsabilità e il potere di capire come soddisfare entrambi. 

Quindi ora pensa alle cose che ami fare, che ti appassionano e ti fanno stare bene. Ripensa ai 6 valori fondamentali secondo la teoria di Robbins-Madanes: sicurezza, varietà, amore-unione, importanza, crescita e contribuzione (ne ho parlato in questo mio articolo) Quali bisogni soddisfi attraverso quel comportamento?

E soprattutto inizierai a capire che quando qualcosa non ti soddisfa c’è sotto un bisogno che urla per avere la tua attenzione, oppure un bisogno che stai soddisfacendo andando contro i tuoi valori.

Fammi sapere le tue scoperte e fammi pure le tue domande. Sarò felice di leggerti e di risponderti!

Un abbraccio, 

Gina

Sei già iscritta alla mia Newsletter? Puoi farlo da qui: riceverai il mio ebook in regalo direttamente nella tua casella di posta! 

Senti che potrebbe essere il momento giusto per un lavoro di trasformazione? Dai un’occhiata qui