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Il segreto per far funzionare le relazioni

Il segreto per far funzionare le relazioni

Sono pronta a svelarti tutto ciò che avrei voluto sapere sulle relazioni. Spoiler alert: la comunicazione ha una parte da protagonista in questo.

Il segreto per far funzionare le relazioni

Le relazioni hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita. Probabilmente sarai d’accordo con me e, magari, te ne sei accorta/o in questo periodo più che mai.

Relazioni d’amore, di affetto, di amicizia, di lavoro; quelle che scegliamo e quelle che ci capitano: sono in grado di nutrirci, completarci, farci crescere, sfidarci, sostenerci, darci un senso di appartenenza.

E naturalmente tutto questo non può prescindere dalla qualità della relazione che ognuno ha, per tutta la propria esistenza, con se stessa/o.

 

Ma qual è uno degli elementi più importanti per trarre il massimo dalle relazioni della nostra vita? 

 

L’altro giorno, mentre raccoglievo le idee per un webinar sull‘intelligenza comunicativa, riflettevo su quante relazioni della mia vita, in passato, si siano incrinate o semplicemente non siano state appaganti a causa di una non piena capacità – mia, dell’altro o di entrambi – di comunicare in modo sano, autentico, efficace.

Come esseri umani siamo comunicatori nati: fin dai primi momenti di vita sappiamo far capire molto bene a chi ci circonda cosa vogliamo e di cosa abbiamo bisogno, ben prima di imparare ad esprimerci a parole.

Eppure, ad un certo punto, una volta padroni del linguaggio, crediamo sia sufficiente parlare per farsi capire e capirsi, e per ottenere i risultati che ci aspettiamo nelle interazioni con gli altri. Se non addirittura pensiamo che l’altro dovrebbe capirci, dovrebbe sapere cosa fare e cosa evitare, dovrebbe sapere di cosa abbiamo bisogno, cosa ci aspettiamo e, soprattutto, dovrebbe intuirlo e darcelo!

È capitato anche a te, vero, di sbattere contro il fatto che non funziona così? Quanta frustrazione si prova in quei casi…

Ti invito a pensare per un attimo a quali difficoltà hai incontrato o incontri nelle tue relazioni con gli altri, e a quante di quelle difficoltà si possano ricondurre a una mancanza di “educazione” ad una comunicazione assertiva, autentica, efficace: insomma una comunicazione che lasci le persone arricchite, anche quando in disaccordo, e la relazione nutrita.

Apprendiamo a comunicare in modo inconscio, fin da piccoli, assorbendo gli schemi comunicativi a cui siamo esposti ( e se penso agli schemi comunicativi che si possono apprendere mediamente in  tv non so se mettermi a piangere o disdire ogni forma di abbonamento 😉

 

Torno indietro con la mente e ti parlo di me

 

Se penso alla mia famiglia d’origine,  la gentilezza e il rispetto reciproco si respiravano nell’aria, ma non c’era l’abitudine a parlare di come ci si sentiva, ad esprimere le proprie emozioni e tantomeno a manifestarle apertamente. E questo ha avuto delle conseguenze.

Da ragazza mi sono trovata a mentire per poter godere di alcune libertà che non mi erano concesse, mi sono trovata a marinare la scuola perché non avevo il coraggio di esprimere il mio malessere e le mie difficoltà, mi sono trovata quindi  a “deludere” qualcuno con i miei comportamenti.

E poi, soprattutto, nessuno di noi è stato capace di esprimere la propria paura, la rabbia, il dolore, la speranza, lo smarrimento quando mia mamma si è ammalata, quando si è aggravata, quando soffriva, quando non ce l’ha fatta.

Ma forse ancor più grave, non siamo riusciti ad esprimere apertamente l’amore, la gratitudine per averla avuta e per averla, in ogni momento in cui c’era ancora, e non abbiamo avuto la capacità di ricordare insieme tutti i momenti belli, le gioie, i momenti buffi – la vita che avevamo avuto e che ancora avevamo insieme.

Sono grata anche a questo, perché mi ha permesso di essere ciò che sono

Forse è proprio per questo che il tema delle relazioni umane mi sta così a cuore. Ed è sempre grazie a questo che credo indispensabile dedicare cura e attenzione a ogni interazione umana, specie a quelle più significative, insieme alla nostra volontà di allenarci a comunicare, che significa proprio “mettere in comune” il mio mondo con il tuo.

Comunicare quindi non significa solo “parlare”, tantomeno aspettarsi che gli altri leggano nel pensiero i nostri bisogni e le nostre richieste. È un atto molto più complesso e profondo, ma che possiamo imparare.

 

Un webinar con qualche spunto per migliorare la comunicazione nelle relazioni

 

Se il tema ti  vuoi puoi accedere al webinar che ho tenuto qualche giorno fa  insieme all’amico Claudio Valeri sul gruppo Accademia del Valore: è una chiacchierata leggera, senza la pretesa di risolvere i problemi del mondo 😉 ma potrai individuare alcuni tra i più diffusi errori nella comunicazione interpersonale e alcune chiavi per fare meglio – al lavoro e nella vita.

 

Sarei davvero curiosa di sapere cosa hai riconosciuto di te:

  • cosa inconsapevolmente fai che inficia la tua comunicazione con gli altri?
  • cosa invece fai già bene?
  • e cosa potresti fare, per favorirla ulteriormente? 

 

Eccoti il link al webinar gratuito (se vuoi saltare sigla e intro, vai al minuto 5.30).

 

Non sei (mai) troppo grande per scrivere la letterina a Babbo Natale

Non sei (mai) troppo grande per scrivere la letterina a Babbo Natale

Prenditi del tempo per scrivere la letterina a Babbo Natale: un esercizio per scoprire i tuoi veri desideri e sviluppare la fiducia di poterli realizzare.

 

Con il Natale alle porte e il nuovo anno che fa capolino, siamo sollecitate da più parti a mettere per iscritto i nostri buoni propositi, fare bilanci e fissare nuovi sfidanti obiettivi.

 

E se ti proponessi di fare insieme a me un gioco diverso?

Scrivere la letterina a Babbo Natale! Siamo ancora in tempo, perché nella letterina non chiederemo delle cose da trovare sotto l’albero, ma andremo a esprimere i nostri principali desideri per l’anno nuovo (bada bene che non ho scritto obiettivi né propositi). Prima di prendere la carta e iniziare a scrivere, ti invito a riflettere bene con me su due aspetti fondamentali: i desideri e la fiducia.

Viviamo in una società ossessionata dagli obiettivi, un’ossessione con cui mi trovo fortemente in disaccordo. Il rischio con gli obiettivi è che spesso si corre dietro ad un risultato, senza chiederci prima se quel risultato è in linea con noi, con i nostri valori, con la qualità della vita che vogliamo avere tutti i giorni. Sì, ho scritto proprio tutti i giorni. É mia convinzione infatti che non valga mai la pena di vivere 3, 5, 10, anni orribili (spesso anche di più) in nome di un qualsiasi obiettivo personale.

É importante quindi chiarire a te stessa quali sono le emozioni che vuoi provare tutti i giorni, non solo nei giorni speciali, non soltanto il giorno in cui avrai eventualmente raggiunto l’obiettivo (e se poi non lo raggiungi?)

 

Non parlare di obiettivi ma dei tuoi desideri

Quindi, scaviamo un po’ più a fondo: quali sono le cose che veramente vogliamo? Le desideriamo per noi o anche per gli altri? Un po’ di sano egoismo è fondamentale nella vita, tuttavia penso che qualsiasi risultato, qualsiasi successo se non viene condiviso con altri o se non crea un benessere che vada al di là della nostra piccola sfera personale, non sia degno di chiamarsi successo.

Ecco perché preferisco parlare di desideri e non di obiettivi. Credo che i nostri desideri siano il linguaggio della nostra parte più profonda, del nostro cuore, del nostro vero io. E, se sappiamo leggerli, possiamo rivelarci molto di noi. Ma ad una condizione, e tra poco scoprirai qual è.

Per poter scrivere la tua letterina a Babbo Natale, alla fine di questa lettura, immagina di poter esprimere tre desideri (mi dispiace, ma anche Babbo ha letto il libro di Robert Cialdini e ha scoperto che limitare le opzioni da più valore al prodotto 😉 ). Immagina cosa vorresti che ti aiutasse a realizzare nel prossimo anno. Cosa chiederesti?

 

Prima di scrivere la letterina, pensa a quando eri bambina

Mentre riflettevo su quello che avrei scritto io nella famosa letterina, ho pensato a quando ero bambina. Non è passato poi così tanto tempo, ma per certi aspetti sembra di parlare di un’altra era. Quando ero piccola, la tv per i ragazzi proponeva un solo programma al giorno, in una certa fascia oraria e basta, non esisteva la pubblicità indirizzata ai bambini, non c’era internet, e quindi non eravamo costantemente sollecitati a desiderare qualcosa che qualcun altro voleva vendere. Nella letterina a Babbo Natale esprimevamo quindi le nostre richieste in totale libertà: una fionda, un arco con le frecce, un cucciolo o una bambola parlante. Ma non erano desideri indotti: erano proprio nostri!

Certo, poteva capitare di poter essere influenzate dalla compagna di classe che aveva sette Barbie, e magari, in fondo alla letterina, una Barbie ce la infilavamo anche noi. Ma senza tanta convinzione, forse solo perché quella amichetta ci suscitava una qualche forma di ammirazione e volevamo guadagnarci la sua stima. Però nella letterina c’erano principalmente i nostri veri desideri, e nessuna letterina somigliava a quella di qualcun altro.

 

Poi i tempi sono cambiati…

Se penso alle letterine in partenza per il circolo polare artico scritte da mia figlia o delle mie nipoti, solo un paio di decenni più tardi, non posso fare a meno di notare una grande differenza. La maggior parte delle richieste riguardavano articoli sponsorizzati negli spot pubblicitari che sapevano perfettamente come catturare la loro attenzione e indurre il desiderio: Winx, Bratz, Xbox, cose che poi predisponevano all’acquisto seriale di tutti gli accessori e i modelli successivi.

Qual è il problema? Quando otteniamo qualcosa che desideriamo dal profondo del cuore la soddisfazione è più vera e duratura, perché ha a che fare con i nostri valori. Ma quando il desiderio è indotto, come nel caso della Bratz (o il suo equivalente, rapportato alla nostra vita adulta) proviamo un surrogato di felicità, destinata ad estinguersi come il fuoco di un bengala, lasciandoci con l’illusione che saremo veramente soddisfatte quando avremo anche la nuova Bratz, quella appena uscita con i capelli rossi.

 

I desideri ci dicono qualcosa di noi, a patto che siano davvero nostri!

Perciò vorrei ti mettessi in ascolto, che scavassi a fondo dentro di te per far emergere veramente quello che desideri. E siccome nessuna creazione può avvenire senza un pizzico di magia, soprattutto a Natale, vorrei che contattassi un po’ di quella fiducia che avevi da bambina. Ma con qualche differenza.

La chiameremo fiducia attiva.

Da piccole chiedevamo le cose senza filtri, senza preoccuparci troppo se un regalo poteva essere troppo pesante o troppo grande, non pensavamo in termini di fattibilità quando scrivevamo la letterina a Babbo Natale.
Eppure, se ci pensi, non eravamo passive. Svolgevamo un duplice ruolo:

  1. Ci chiarivamo le idee e scrivevamo la letterina.
  2. Ci comportavamo coerentemente, come se fossimo già certe di ottenere quella cosa.

Questo poteva significare “comportarci bene”, seguendo quelle che erano essenzialmente delle norme di buon senso, ma anche “portarci avanti”.
Ricordo che nell’attesa di ricevere un cane o un gatto (o almeno un criceto, perbacco!!) leggevo tutti i libri che fossero reperibili sull’argomento.

Perché c’era la fiducia.
Noi avevamo fatto la nostra parte, e il resto era nelle mani di Babbo Natale, di cui ci fidavamo totalmente.

Ecco quindi che, se ci riflettiamo bene, la letterina a Babbo Natale diventa una metafora per la nostra vita: è importante fare chiarezza e capire cosa desideriamo davvero, poi agire, comportarci coerentemente a quei desideri, e avere fiducia.

 

Abbiamo un grande, grandissimo potere sulle nostre vite.

E allo stesso tempo non abbiamo il totale controllo di quello che ci succede, delle opportunità che ci si parano davanti, degli incontri che facciamo, e di un sacco di cose molto più grandi di noi.
Sono certa che se osservi tutto quello che hai finora realizzato, noterai che non è da attribuire esclusivamente a te.
Tutto quello che hai vissuto è un misto tra la tua partecipazione attiva e quello che la vita ti riserva ogni giorno. Ed è un sollievo, perché possiamo smettere di sentirci come se dovessimo fare tutto noi. Questo non significa diventare fatalisti e lasciare tutto al caso, perché allo stesso tempo una parte sta a noi, e c’è così tanto che possiamo fare.

E se da bambine avevamo fiducia in Babbo Natale, ora potremmo avere fiducia in qualcosa di diverso: nella vita, nell’universo, nell’intelligenza divina… Qualsiasi nome tu le dia, è quella cosa che sottende alla vita stessa, che alterna stagioni e maree, fa crescere i capelli (beh, non a tutti 😉 ) fa sì che un seme diventi pianta.

É una danza che si conduce in due. L’importante è scoprire come muovere i propri passi in questa danza continua tra l’avere fiducia in qualcosa di più grande e il pensare che tutto sia frutto delle nostre azioni. Il segreto sta nel far coesistere il fare e l’affidarsi, il decidere e il fluire, il condurre e il lasciarsi condurre.

 

Ora sei pronta a scrivere la tua letterina!

Perciò ora non indugiare oltre: prendi carta e penna, magari una carta speciale e una penna che ti piace molto, mettiti in un posto un po’ raccolto, o ovunque tu ti senta bene. Fai un paio di bei respiri lenti e profondi, magari un sorriso, e scrivi in libertà i tuoi desideri per il 2020. Poi scegli i tre più significativi, quelli che ti ispirano, ti fanno sorridere di gioia e soddisfazione solo a pensarci. E infine fai sapere a Babbo Natale che conti sul suo aiuto per la loro realizzazione.

 

Ah, e ricordati di lasciargli dei biscotti o qualcosa di dolce: in barba a tutte le
raccomandazioni dietetiche, è rimasto sempre un gran golosone.

Se ti fa piacere, condividi la tua lista su Instagram taggando @gina.abate.coaching!
Un abbraccio,
Gina