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Realizza ciò che sei con i tre livelli del cambiamento

Realizza ciò che sei con i tre livelli del cambiamento

Anche tu puoi realizzare ciò che sei, scopri come farlo attraverso la pratica.

Realizza ciò che sei - mano che accarezza acqua

Prima dell’articolo “Realizza ciò che sei con i tre livelli del cambiamento”, leggi qui⤵️

Disclaimer: in ciò che scrivo e nel mio lavoro mi rivolgo prevalentemente alle donne, ma non solo. Scrivo al femminile perché, per ora, non mi piace riempire il testo di asterischi o simboli vari e sono certa che gli uomini capiranno. D’altronde fino ad oggi abbiamo letto sempre tutto al maschile senza prendercela, perciò siamo sicure che anche voi potete fare lo stesso.😉

Diventa ciò che realmente sei

 

Una ghianda, se germoglia, diventa una quercia.

Se sarà una quercia possente o una più esile non ci è dato di sapere e dipenderà da una molteplicità di fattori. Quel che è certo, però, è che messa nelle giuste condizioni (la terra fertile), diventerà una quercia. Non un salice, un abete o un pioppo: una quercia.

 

Eppure non è corretto dire che “diventerà” una quercia. Il seme della quercia è la parte di un continuum a cui abbiamo dato il nome di ghianda. Poi vedremo un germoglio, un fuscello, un albero e poi, chissà, un albero possente che offrirà riparo a uccelli e animaletti, e agli umani che si rinfrancheranno alla sua ombra. Una ghianda è già una quercia, nella sua fase embrionale.

Continua a seguire il mio ragionamento, ti voglio far capire in pratica i tre livelli del cambiamento.


Realizza ciò che sei

 

Da qui nasce l’idea di “realizzare ciò che sei”. L’idea alla base: il tuo compito è quello di scoprire, progressivamente, quali sono le condizioni per diventare ciò che sei, per esprimere ciò che c’è già dentro di te – anche se non hai ancora idea di cosa sia o se, in questo momento della tua vita, ti sembra di averlo dimenticato.

 

Non dare ascolto alle voci tossiche

 

Il problema nel nostro mondo è che tutti cercano di dirti cosa devi diventare, cosa puoi, non puoi o non devi essere. O ti confondono con il loro positivismo tossico e frasi fatte. “Tu puoi essere qualsiasi cosa tu voglia essere” non è sempre vero. Specialmente se si tralascia di dire che se “quella cosa” non è già parte di te, come potenzialità, probabilmente non è un’impresa da intraprendere. O non è semplicemente possibile.

 

A volte siamo noi stesse a confonderci perché, non essendo in contatto con chi siamo veramente, pensiamo di dover scegliere un personaggio al di fuori di noi che meriterà la considerazione, la stima e sperabilmente l’affetto degli altri. “E così saremo felici”.

 

Cosa significa realizzare ciò che sei?

 

Realizzare ciò che sei non ha a che fare con il “destino”, con qualcosa di già scritto a cui devi sottometterti o che sei costretta a indovinare e compiere. 

 

Si tratta piuttosto di sintonizzarti progressivamente sulla vera te, abbassando il volume delle altre voci, quelle degli altri, quelle delle tue paure, quelle di te stessa che non pensa di potersi concedere la felicità di essere autentica. E si tratta di comprendere che questo è forse il viaggio più importante che tu possa mai fare nella vita.

 

Per fare questo ci vuole un po’ di pazienza e tanto amore, ma i doni contenuti sono di gran lunga più appaganti di qualsiasi obiettivo o status che potresti raggiungere in una condizione di distanza da te stessa.


Come riconnettersi a sé stesse

 

Per fare questo, si può lavorare con molti strumenti e in molti modi diversi. Il mio modo di lavorare, sia nelle sessioni individuali che nei percorsi di gruppo, è quello di fornire sempre pratiche che appartengano ai 3 livelli del cambiamento. (Ricordi? Ne ho parlato anche qui). In questo modo accompagno la cliente a fare dei passi concreti e trasformativi su ognuno di questi livelli.

 

Per spiegartelo, ti racconto la storia di Sara, che mi ha permesso di raccontarti del nostro lavoro insieme, ma con un nome fittizio.



L’esperienza di Sara

 

Quando Sara è venuta nel mio studio la prima volta mi ha usato queste parole:

“Mi sento in trappola. Una trappola che ho costruito con le mie stesse mani, e ora non so proprio come uscirne”.

 

Una laurea, un lavoro scelto perché era la logica conseguenza dei suoi studi, anche se non l’appassionava molto, un matrimonio con un uomo che amava, ma che dopo il primo figlio aveva iniziato a mentire e a comportarsi da padre padrone, ai limiti della violenza, portando Sara a isolarsi sempre più e ad avere grossi dubbi su se stessa. 

Dopo il secondo figlio Sara aveva lasciato il lavoro, ovviamente sotto le pressioni del marito, che così poteva avere il controllo totale su di lei. Con il terzo bimbo, che aveva due anni quando Sara venne da me, la donna diceva di non riconoscersi più. 



Sara e l’inizio del cambiamento


Aveva toccato il fondo in termini di autostima, ma aveva allo stesso tempo trovato una scintilla di amore per se stessa, tanto da voler intraprendere un percorso:

“Qualcosa deve cambiare. Se non per me, almeno per i miei bambini”.

 

Livello 1, la partenza

Abbiamo iniziato con piccole azioni fattibili, abitudini che la aiutassero a sentirsi meglio e a iniziare a riconoscersi. Sara aveva amato ballare fino a qualche anno prima, e si era sempre rigenerata in Natura, cosa che non si era più concessa di fare.

Quello è stato l’inizio. 

Iniziò a ballare da sola in casa, con il bimbo più piccolo in braccio o seduto a terra che la guardava stupito. Poi prese in prestito uno zaino da un’amica, che aveva smesso di frequentare perché si sentiva a disagio, ma che fu subito felice di aiutarla. Iniziò ad andare nei boschi o in riva al mare con il bimbo sulle spalle, tutte le mattine in cui le era possibile. 

 

Questo aumentò i suoi livelli di energia e vitalità. Iniziò a percepire sé stessa diversamente, non più fragile e senza speranza, ma più integra e con delle possibilità. Stavamo passando al secondo livello.

 

Livello 2, le nuove convinzioni

Sara negli ultimi anni aveva inconsapevolmente coltivato molte convinzioni limitanti e negative su sé stessa: Forse è colpa mia, Non valgo un granché, Non merito la felicità , erano soltanto alcune di queste. La conseguenza era che non sentiva di poter avere delle iniziative e tantomeno di poter cambiare la sua situazione.

Con un lavoro mirato sulle convinzioni limitanti, Sara si è accorta che quei pensieri non erano scolpiti nella pietra e soprattutto non erano necessariamente “veri”.
Iniziò a credere vero e possibile qualcos’altro, e più lo credeva, più agiva coerentemente, e più agiva coerentemente, più le nuove convinzioni si rinforzavano e la sostenevano.

 

Livello 3, l’evoluzione

Dopo 3 mesi, Sara si percepiva in modo completamente diverso rispetto a quando era arrivata da me. Aveva iniziato a essere assertiva con il marito, a esprimersi senza paura, e dire dei NO molto sani e a dire al marito che teneva ancora al loro matrimonio ma che non era più disposta a continuare in quel modo. Gli chiese di iniziare insieme una terapia di coppia presso una psicoterapeuta, e quello fu l’inizio di un altro viaggio. Non è stato sempre facile, ma li ha portati a guarire le ferite più antiche e a rinnovare il loro amore e le promesse che si erano fatti. In modo consapevole e maturo, si sono riuniti senza idealizzazioni e con la disponibilità a lavorare sempre sulla comunicazione e sulla loro relazione.


Come è riuscita a risorgere?

Questo è stato possibile perché Sara ha scelto di ritrovare la strada verso se stessa. Questo ha cambiato radicalmente la percezione di sé e la consapevolezza di ciò che voleva, dei suoi valori, dei suoi bisogni e di ciò che non era più disposta a tollerare nella sua vita. Ma aveva anche ritrovato l’amore per se stessa e la gioia e la gratitudine per aver rifatto contatto con il proprio valore.

 

Tutto questo ha avuto inizio con un po’ di musica e qualche passeggiata nei boschi?

Sì, e no.

 

L’inizio è stata la decisione di Sara, quella scintilla di amore risvegliato che le ha fatto dire: così non va più bene, merito almeno di provarci.

 

E poi sì, è nato dal progressivo Ri-incontro di Sara con sé stessa.

 

Perché tornare integre e autentiche è possibile, ed è un cammino, fatto di piccoli passi fattibili, che può produrre quelli che apparentemente sembrerebbero “miracoli”.

Livelli cambiamento - farfalla e bruco

Se vuoi tornare ad ascoltare la tua voce e realizzare ciò che sei non esitare a contattarmi. Creeremo il tuo percorso trasformativo, per ridare luce alle tue  caratteristiche e alla tua unicità.

Gina Abate non devi sentirti bene per forza

Sono Gina Abate, Coach, Mentore e Formatrice.

Ti aiuto a riallinearti con te stessa per far emergere la chiarezza, il coraggio e l’energia necessari per realizzare i tuoi desideri e progetti. Con amorevolezza verso di te e con una ritrovata Leggerezza. 

Parlo di questo e di altri temi di crescita ed efficacia personale nella mia Newsletter mensile.

Disciplina: se a sola parola ti dà fastidio, ecco cosa devi sapere

Disciplina: se a sola parola ti dà fastidio, ecco cosa devi sapere

La parola disciplina mi ha sempre fatto l’effetto delle unghie sulla lavagna, finché non ho aperto la visione. Scopri come.

La parola disciplina mi ha sempre fatto l'effetto delle unghie sulla lavagna, le briciole nel letto, la sabbia intrappolata nell'asciugamano che si versa sul pavimento quando rientri dalla spiaggia.

La parola disciplina mi ha sempre fatto l’effetto delle unghie sulla lavagna, le briciole nel letto, la sabbia intrappolata nell’asciugamano che si versa sul pavimento quando rientri dalla spiaggia.

 

Sono una convinta sostenitrice del “seguire la gioia” e non lo sforzo. Aborro l’idea degli obiettivi raggiunti con le unghie e coi denti, con “sangue, sudore e lacrime” e che ti lasciano stressata/o e senza forze..

 

Affermazioni tipo “Se vuoi puoi”, “Devi crederci di più”, e “Se non puoi, allora DEVI” non hanno mai attecchito dalle mie parti e il mio approccio alla realizzazione e al successo personale ha molto più a che fare con l’accompagnarsi amorevolmente ad esprimere le proprie caratteristiche in modo rispettoso di sè stessi, del proprio sentire e delle proprie caratteristiche uniche.

 
Una disciplina morbida

Seguire questo approccio morbido mi era sempre sembrato in antitesi alla parola disciplina, che mi aveva sempre evocato la cieca obbedienza agli ordini che viene richiesta all’interno di un esercito o la durezza nel portare a termine gli impegni presi ignorando stanchezza, dubbi e bisogni differenti- anche quello di cambiare idea.

Insomma, ho sempre visto la disciplina come intransigenza, come un costringersi, come un ignorare qualsiasi insorgenza interna, anche se sana e giusta.

 

Finché un giorno ho sentito, o letto, o elaborato da qualcosa che ho visto -non so più dirlo- una definizione di disciplina che ha capovolto la mia visione e ha ampliato notevolmente i miei orizzonti:

 

Disciplina è l’applicazione concreta, nella quotidianità, di una visione più ampia che abbia 

SENSO e VALORE per TE.

SBADABAM!

 

Ma allora sì, allora certo che era qualcosa di necessario (e anche qualcosa che nella mia vita era sempre stato presente, in qualche forma, anche se non proprio in ogni campo… 😉 )

 

Se anche tu hai una sorta di avversione all’idea di disciplina, ma allo stesso tempo non sei così tanto soddisfatta/o di alcuni tuoi risultati, continuando la lettura troverai qualcosa che potrà aiutarti ad avere una maggior soddisfazione. Insomma, forse potresti cambiare idea anche tu.

 

Segui la gioia

Seguire la gioia, fare ciò che senti, evitare lo sforzo, affidarti al tuo sistema-guida interno, sono tutte indicazioni giuste nelle quali credo profondamente. 

Tutto questo però non è in antitesi con la necessità di una certa disciplina (come pensavo una volta), ma si sposa alla perfezione.

Non si tratta di “seguire la gioia in ogni momento oppure vuol dire che sei sulla strada sbagliata”, si tratta di scegliere progetti e obiettivi che ci danno gioia, perché hanno senso per noi, e poi perseguirli senza pretendere di essere in estasi in ogni singolo momento durante il percorso.

 

Se scegli i tuoi impegni, progetti, obiettivi in piena consapevolezza, la disciplina ti permette di perseverare anche quando incontrerai una certa resistenza, esterna o interna. La disciplina ti permette di dire no alle distrazioni, all’eccesso di improvvisazione basato sul sentire del momento (io ex campionessa del mondo), alle richieste e pressioni esterne, alle deviazioni e alle dispersioni del tuo preziosissimo tempo.

Una visione New Age ci ha portati a credere che non dovremmo mai sentire attrito, mai fare fatica, che tutto dovrebbe essere piacevole, e che se non lo è significa che “non è nel nostro destino”

 

Non è corretto.

Una certa dose di disagio fa parte di ogni processo di crescita, è un ingrediente di ogni realizzazione significativa, di ogni impegno che decidiamo di portare avanti. 

 

Prova a pensare al desiderio di avere un figlio, per chi ce l’ha o lo ha avuto. 

Il travaglio non è certo una passeggiata di salute, a volte nemmeno la gravidanza lo è. Il parto è un’esperienza impegnativa e quasi sempre dolorosa, oltre che meravigliosa. E da lì in poi, non è necessariamente facile” o “senza attrito”. I problemi di allattamento, le coliche del bimbo, le notti in bianco… e poi avanti. Eppure affrontiamo quei disagi come parte integrante di una visione più grande che ha un senso per noi.

 

Il disagio può portare un messaggio

A volte il disagio può essere certamente un campanello, che ci avvisa che c’è un messaggio per noi che vuol essere letto. Ma sarebbe un errore pensare che il campanello stesso ci dica che “è meglio cambiare strada, perché non dovresti mai sentire disagio”.

 

Per avanzare, in qualsiasi cosa, troveremo sempre qualche forza oppositiva: 

  •     abbiamo deciso di alzarci presto al mattino per fare ginnastica, ma vorremmo rimanere a letto e continuare a dormire; 
  •     abbiamo deciso che ci fa bene meditare 10 minuti al giorno, ma quando arriva l’ora non ne abbiamo voglia; 
  •     vogliamo passare del tempo di qualità con nostro figlio, ma quando si tratta di giocare con lui siamo troppo stanche e vorremmo piazzarlo davanti alla tv;
  •     abbiamo deciso di essere presenti online, ma quando arriva il giorno di scrivere un blog post siamo a corto di idee e la frustrazione è a mille;
  •     sappiamo che tolleriamo male certi cibi, ma nel momento di fare la spesa o ordinare al ristorante, la tentazione di cedere alla gola ci fa vacillare.

 

La disciplina “sana” significa sapere che è normale incontrare queste forze oppositive, queste resistenze, ascoltarle e comprendere cosa c’è sotto, ma perseverare nella direzione dei nostri valori più profondi.

 

Non avere disciplina significa essere in balia delle proprie emozioni, dei propri pensieri e del proprio corpo.

Sicuramente le emozioni, le sensazioni del nostro corpo e a volte anche i nostri pensieri, portano messaggi importanti da ascoltare, ma quei messaggi vanno sempre inseriti nel contesto più ampio dei valori e di ciò che abbiamo consapevolmente deciso per noi.

 

Senza disciplina non si va lontano…

Se non accetti l’utilità della disciplina, se non ne riconosci l’importanza, sai qual è il rischio?

Il rischio è che ogni segnale del tuo corpo, della tua mente o emozione viene interpretato come un segnale di STOP, come un consiglio della tua anima di mollare il progetto, che quella cosa non faceva per te o non era inscritta nel tuo destino… 

Non avere disciplina significa fare il gioco delle tue resistenze, anche di quelle che invece andrebbero trasformate e integrate.

E la fregatura è che pensiamo che questa sia la libertà, mentre invece stiamo facendo il gioco delle nostre forze oppositive, che dovremmo riconoscere e di cui dovremmo occuparci. Credimi, so di cosa parlo…

 

Per esempio, dietro una certa resistenza potrebbe esserci una convinzione limitante: un’esperienza che abbiamo vissuto in passato, direttamente o indirettamente, potrebbe averci fatto concludere che i nostri sforzi non portano a nulla, o che non vale la pena darsi da fare nè rischiare… In questo caso è importante individuare la convinzione ostacolante e lavorarci, di modo che smetta di sabotare le nostre iniziative infrangendo i nostri sogni e sgretolando la nostra autostima.   

 

Inserire un po’ di disciplina nella tua vita è ben lontana dal rischiare di ignorare i tuoi segnali interni, non significherà che non potrai più cambiare idea o fermarti. Non diventerai un Caterpillar che travolge tutto quello che si trova davanti.

 

Nella disciplina (quella sana) trovi la vera libertà

Negli anni ho compreso che la mancanza di una sana disciplina è di gran lunga più distruttiva, perché a lungo andare distrugge i tuoi progetti, sogni, impegni, relazioni fino a erodere completamente il tuo senso di essere capace di realizzare le cose e la tua voglia di fare progetti. Si chiama incapacità appresa, ed è una menzogna su di te.

 

Non siamo venuti al mondo per desiderare passivamente, sperando che la fatina buona o l’Universo siano in ascolto e siano liberi per recapitarci il nostro dono a domicilio.

 

Siamo venuti al mondo per desiderare e per muoverci attivamente e concretamente per realizzare i nostri desideri, lasciando la nostra impronta positiva sul pianeta: e questo può avvenire solo se metti in preventivo di accettare qualche disagio.

E avanzare nonostante il disagio, significa proprio avere disciplina.

 

Insomma, la disciplina è la polvere magica che ti permette di dare forma ai tuoi sogni, progetti e desideri. 

Magari anche con l’aiuto della fatina buona e dell’Universo, ammesso che siano liberi 😉

Se senti che vuoi  fare chiarezza e sbloccare la situazione, posso affiancarti nel tuo cammino. Con un pizzico di disciplina, ma anche tanta leggerezza. 

IL CAMMINO DELLA LEGGEREZZA

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