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Qual è la parola che hai sentito nominare più spesso in queste ultime settimane? Ora, io qui non la voglio nemmeno pronunciare, ma sono certa che siamo tutte concordi: la protagonista assoluta è il nome di un certo ceppo virale che vuole contagiare, una parola così “malata” di protagonismo da essersi messa un diadema in testa. 😉 

Non farti contagiare dalle notizie

Nei giorni scorsi, anche senza andare mai a cercarmi le notizie, mi sono comunque sentita accerchiata: accendevo la radio per sentire un po’ di musica e quella parola era lì; sfogliavo un giornale ed eccola apparire ovunque; mentre facevo zapping su Sky alla ricerca di un film, ecco spuntare le varie breaking news e tavole rotonde sul tema. Per non parlare poi di quando mi collegavo sui social, perché venivo travolta dalla vera valanga.

È successo anche a te?

Vignette, video ironici, meme, fake news. Articoli, post, interviste, servizi giornalistici. Con gli scopi più disparati: informazione e prevenzione, per sdrammatizzare, per esorcizzare, per gridare al complotto, e addirittura per scopi promozionali (ebbene sì, ho visto il post di una pasticceria che sta producendo dei dolcetti a forma di covid-19). 

Il punto è che ovunque ti giri la tua attenzione viene sequestrata e dirottata su quello.

Non puoi non pensarci.

Non lasciarti travolgere.

L’informazione è importante e l’oggettività delle cose anche, ammesso che esista. 

Ma noi viviamo di percezioni, e le parole che usiamo (o subiamo) e le immagini che a quelle parole associamo, hanno un effetto su di noi, provocano emozioni e suggestioni riguardo al presente e ai futuri possibili.

Sembra si faccia di tutto per evocare in noi scenari apocalittici alla Walking Dead, dove è pericoloso entrare in contatto con gli altri, dove ammalarsi è facilissimo e, soprattutto, dove contagio equivale a malattia-complicanze-rischio di morte.

Parole ed immagini hanno un grande potere…

Ogni immagine che tratteniamo nella nostra mente può contagiare noi, il nostro sistema, le sentinelle nel nostro corpo, la nostra capacità di fronteggiare al meglio ciò che ci preoccupa, sia tutto il resto delle situazioni che continuano ad esistere esattamente come a prima che si manifestasse questa emergenza.

Ogni parola e ogni immagine che la nostra mente associa a quella parola, crea un’emozione. E un’emozione è qualcosa che succede nel corpo, una reazione chimica, che ha un effetto sulle nostre capacità decisionali, sul nostro benessere nel breve e nel lungo termine; ha un effetto sul nostro sistema immunitario.

Storie di ordinario Placebo 

La nostra mente ha la capacità di creare le condizioni per attivare la naturale capacità di auto-guarigione del nostro organismo e questo è noto come effetto Placebo. Sicuramente ne avrai sentito parlare.

Ma il potere della mente funziona anche nel senso opposto.

Il dr Joe Dispenza nel suo libro “Placebo Effect” racconta una quantità di casi incredibili al riguardo. 

Sam Londe

Come la storia di Sam Londe, i cui esami diagnostici avevano rivelato l’avanzare di diversi tumori;  aveva chiesto al medico di fare il possibile per farlo vivere almeno fino a Natale, ed è morto proprio pochi giorni dopo aver festeggiato con la sua famiglia. Niente di strano, potrai pensare, salvo che l’autopsia rivelò che la diagnosi era sbagliata e il povero Sam non era in una condizione che avrebbe potuto ucciderlo. Lui credeva di stare per morire, il suo medico lo credeva, la sua famiglia lo credeva. 

Mr Wright

Per non parlare della storia del signor Wright, affetto da diversi linfomi, che aveva chiesto che gli venisse somministrato un farmaco sperimentale nel quale lui riponeva grande fiducia, il Krebionzen. Poco tempo dopo aver ricevuto l’iniezione i tumori erano scomparsi e Wright stava benissimo.

Passarono due mesi e Wright lesse che alcuni trial successivi non avevano confermato l’efficacia del farmaco e poco dopo ebbe una ricaduta.

Allora il medico gli disse che esisteva una versione nuova, riveduta e corretta del Krebionzen, e che lui avrebbe potuto riceverla. Questa volta però l’iniezione conteneva solo soluzione salina, ma ebbe comunque il potere di far scomparire i tumori. 

Mesi dopo però, Wright lesse che il Krebionzen era stato definitivamente dichiarato inefficace e, sentendosi ormai perduto, si ammalò definitivamente. Eppure quello che l’aveva “guarito” era solo soluzione fisiologica.

Il caso del Giappone

E che dire di quell’esperimento effettuato nel 1962 in Giappone? Vennero presi a campione dei  bambini fortemente allergici a un certo tipo di edera; gli fu strofinata l’edera velenosa su un avambraccio dicendo loro che fosse innocua, e una innocua sull’altro avambraccio, dicendo che fosse quella velenosa: tutti i bambini svilupparono l’eruzione cutanea sul braccio trattato con la foglia innocua, e 11 non ebbero alcuna reazione sul braccio trattato con l’edera velenosa.

Insomma, le nostre convinzioni e la nostra percezione dell’ambiente esterno hanno l’effetto di contagiare in modo potente il nostro ambiente interno. Nel bene e nel male.

Come possiamo proteggerci dalle informazioni che ci vogliono contagiare?

Riflettiamo insieme: quale tipo di ambiente interno sta creando tutta l’attenzione che stiamo dando ad un determinato problema, in questo momento?

A cosa stai pensando, soprattutto, in questi giorni? 

Quale ambiente stai creando, nella tua mente e quindi all’interno del tuo corpo, sottoponendoti a questo bombardamento di notizie?

Preoccuparsi non è una strategia.

Certo, nemmeno ignorare il problema lo è.

E quindi?

Forse “creare” è la strategia migliore.

Creare spazio, allontanandoci dai media per un po’.

Creare equilibrio, respirando in modo consapevole.

Creare serenità, indirizzando i nostri pensieri in una direzione propositiva.

Creare immagini, emozioni e suggestioni costruttive.

Creare empatia, levando lo sguardo dal nostro ombelico e offrendo la nostra vicinanza agli altri.

E poi certo creare azione: se puoi, dove puoi e come puoi. 

Il pensiero crea.

Crea emozioni, crea una certa chimica nel corpo, crea separazione o connessione, crea paura o speranza. 

Tu cosa vuoi creare? Cosa stai creando? 

Ecco cosa puoi fare nella pratica

Nel momento in cui ti accorgi che i tuoi pensieri sono assorbiti da qualcosa che non vorresti vedere concretamente realizzato, fermati un momento. Prendi consapevolezza e cambia direzione.

Chiediti: qual è l’intenzione positiva dietro a questa mia preoccupazione?

E una volta che l’hai individuata fatti un’altra domanda: in che modo posso mantenere l’intenzione positiva, ma con dei pensieri- ed eventualmente delle azioni- più utili?

Allo stesso modo in cui non permetteresti alle erbacce di crescere nel tuo giardino, né permetteresti ad altri di scaricare lì la propria immondizia, prenditi cura del tuo “giardino interno”: la responsabilità è tua.

Ed è un bene perché, ribaltando la celebre frase dello zio Ben di Spiderman, “da grandi responsabilità, derivano grandi poteri”.

Sono curiosa di leggere le tue consapevolezze e trasformazioni, lasciami un commento sotto a questo post!

Un abbraccio, 

Gina

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